A2A, arrivano 263 milioni per Bergamo

IL PIANO STRATEGICO. Da qui al 2035 multiutility pronta a stanziare 22 miliardi con investimenti in tutta Italia. In provincia teleriscaldamento, termovalorizzatore a Filago, nuova sede in città e spese mantenimento reti.

L’orizzonte di qui al 2035 indica 22 miliardi di euro d’investimenti in tutta Italia, con una «fetta» da 263 milioni sulla Bergamasca. A2A guarda al prossimo decennio con il nuovo Piano strategico 2024-2035, che aggiorna e supera il precedente Piano 2021-2030. «Sentiamo la responsabilità di guardare avanti – ha sintetizzato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, nella presentazione di ieri alla Fondazione Feltrinelli di Milano -. Guardiamo al 2035 perché per quell’anno la Commissione europea ha indicato obiettivi stringenti, dalle auto elettriche alle case green». È un piano già in gran parte concreto: oltre il 70% degli investimenti previsti entro il 2030 è autorizzato o già in corso di realizzazione.

Due le macroaree su cui si concentra la nuova visione: l’economia circolare vale 6 miliardi di euro tra investimenti dedicati al recupero di energia e materia (rifiuti), ciclo idrico e teleriscaldamento, altri 16 miliardi di euro afferiscono invece alla transizione energetica e dunque al potenziamento di reti elettriche, espansione dell’energia rinnovabile, ampliamento della base clienti, sviluppo dell’«energia flessibile» (quella che serve a compensare la variabilità delle rinnovabili, e che dunque poggia su termoelettrico e idroelettrico). «Tutti i 22 miliardi provengono da nostri flussi di cassa – specifica l’ad -: non c’è un euro di contribuzione pubblica o Pnrr».

Il capitolo orobico

A margine della presentazione, Mazzoncini ha tratteggiato anche gli scenari più locali: per Bergamo «abbiamo 263 milioni di euro di investimenti già programmati, tra mantenimento delle reti, teleriscaldamento, termovalorizzatore di Filago, oltre alla nuova sede di Bergamo (nell’area dell’ex Centro Servizi, ndr). Sul teleriscaldamento l’investimento riguarda in particolare la connessione con la Rea di Dalmine».

Di qui al 2035

È un capitolo che s’inserisce in un quadro ben più ampio, partendo però dall’ultimo miglio. «Il piano 2021-2030 ha accelerato la crescita, trasformando il gruppo in una life company – le parole di Mazzoncini -: un’azienda che ha un livello molto di forte alla qualità della vita delle persone e dei territori». I target industriali pianificano di salire – sempre entro il 2035 – a 3,4 miliardi di euro di Rab (la Regulatory asset base, il valore del capitale investito) per le reti elettriche, tramite investimenti ed espansione del perimetro di gestione, con una crescita media annua superiore al 10%; la produzione delle rinnovabili arriverà a 5,7GW, contro i 3,1GW del 2023, e questo permetterà di generare oltre 10 TWh di «energia verde». In tema di rifiuti urbani e industriali, col potenziamento e la realizzazione di nuove infrastrutture A2A mira a trattarne oltre 7 milioni di tonnellate nel 2035 (rispetto ai 5,5 milioni del 2023).

Idroelettrico fondamentale

Una voce rilevante è anche quella dell’idroelettrico, su cui peraltro è vivace il dibattito legato alle concessioni in scadenza. «Nel Piano abbiamo previsto circa un miliardo di investimenti sulle nostre aste idroelettriche, coerentemente con l’idea di farne crescere la produttività. Sul tema, l’ipotesi più ragionevole è quella che prevede la possibilità di riassegnazione delle concessioni qualora gli attuali concessionari propongano investimenti per migliorare la performance. Ciò permetterebbe di partire più rapidamente con gli investimenti: con nuove gare, molti investimenti sarebbero invece fuori dall’orizzonte del 2035».

In chiave economica, nel Piano l’Ebitda (margine operativo lordo) è destinato a toccare dapprima i 2,2 miliardi di euro al 2026, per superare poi i 3,2 miliardi di euro al 2035; sempre per quell’anno, oltre il 40% dell’Ebitda sarà relativo ad attività regolate o a bassa volatilità. Quanto alla profittabilità, l’utile netto ordinario dovrebbe raggiungere i 600 milioni di euro nel 2026 e superare il miliardo di euro nel 2035. Se oggi A2A si attesta a 3,5 milioni di clienti, per il 2035 si ipotizza di salire a 5 milioni. «A2A – aggiunge Luca Moroni, Cfo della multiutility – ha un modello di business con rischio contenuto e resiliente, la crescita avviene tenendo sotto controllo il debito. La crescita media ponderata al 2035 è del 6%. Per i dividendi, nei prossimi tre anni il 3% sarà la base: se avremo risultati più soddisfacenti di quelli pianificati, potremo anche decidere di andare un po’ sopra quella percentuale».

Dieci milioni in sostenibilità

In tema di sostenibilità, prenderà avvio un piano da 10 milioni di euro a supporto della genitorialità e della conciliazione famiglia-lavoro per i dipendenti di A2A, mentre entro il 2035 il 40% dei manager sarà donna.

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