Accesso al credito: la corsa ad ostacoli delle piccole aziende

SCENARIO. Il 30% delle realtà lombarde ha più difficoltà ad ottenere prestiti non solo per l’aumento dei tassi ma per i paletti più rigidi legati ai rischi di insolvenza.

L’orientamento restrittivo della politica monetaria della Bce compie un anno. Non sarà un compleanno da festeggiare, ma da considerare con attenzione sì.

Perché ormai i suoi effetti si avvertono anche come crescente difficoltà di accesso al credito delle imprese, soprattutto per quelle piccole e fragili (senza disturbare per ora Riccardo Cocciante). Non è solo un tema di costi, cioè di tassi di interesse fortemente aumentati, ma proprio di impossibilità di ottenere credito perché i finanziatori non sono disponibili ad accettare rischi di insolvenza superiori a livelli bassi o medio bassi. I dati dicono che in Lombardia il 30% delle aziende riscontra un inasprimento delle condizioni di accesso al credito, come nel lontano 2012 in piena crisi dell’euro.

Crescita rallentata

Il volume dei prestiti alle imprese della nostra regione a marzo era cresciuto solo dello 0,4% (a fronte di un’inflazione dell’8%) mentre a settembre 2022 viaggiava al 6% e nel 2020 addirittura al 7,3%. Bergamo non è estranea a questo trend, avendo visto dimezzare il tasso di crescita dal 2,8% del 2021 all’1,4% del 2022. E se andiamo a vedere la scomposizione dimensionale troviamo che in Lombardia le aziende grandi hanno una disponibilità di credito stabile mentre le piccole scontano un calo del 4,4%. Parallelamente, e non casualmente, le aziende di grandi dimensioni pagano un tasso di interesse medio del 3,63%, le altre quasi il 7%.

Come influisce il rischio creditizio sulla capacità di ottenere credito lo rivela la scomposizione della crescita dei prestiti fra imprese a rischio basso e medio alto: a livello nazionale, fra le prime anche le piccole godono di aumento delle risorse del 3%, a fronte di una restrizione superiore all’8% per quelle a rischio medio alto. Questi dati non sono sorprendenti, perché da sempre i soggetti di minori dimensioni e in condizioni gestionali non ottimali faticano a ottenere credito. Il che è del tutto comprensibile nell’ottica del finanziatore, soprattutto per quanto riguarda il grado di rischio, un po’ meno per la variabile dimensionale.

Minata la possibilità di crescita

A ben vedere, non si tratta di un pregiudizio verso le Pmi dato che, appunto, è la probabilità di default il principale ostacolo nell’accesso ai finanziamenti. Ma sono dati preoccupanti perché la mancanza di sostegno creditizio comprime la possibilità di crescita delle imprese e poi, nei casi più estremi, le porta all’uscita del mercato. E noi sappiamo quanto importanti siano le piccole e medie imprese per l’economia del nostro Paese e della nostra provincia.

Così come sappiamo che tante delle migliori realtà che oggi portano con orgoglio la nostra bandiera nel mondo con i loro prodotti di alta qualità, vengono da un percorso di crescita e sviluppo nei lustri e nei decenni scorsi che si è nutrito del credito fornito con lungimiranza, benché non senza errori, soprattutto dalle banche locali.

Le garanzie della banca pubblica

Come fronteggiare questa situazione? Il Mediocredito Centrale, una banca pubblica, offre un fondamentale supporto alle imprese medie e piccole mediante la concessione della garanzia. Migliaia di imprese lombarde e bergamasche vi fanno ricorso da anni. I criteri di intervento del Mediocredito Centrale sono un po’ meno severi di quelli delle banche, prestano più attenzione alle aziende in fascia media e medio bassa di qualità creditizia.

Ma nonostante questo il credit crunch (ossia la stretta creditizia) è più che mai evidente. E allora la risposta non può essere solo finanziaria, cioè fatta di nuovi sussidi o contributi agli interessi, ma deve essere una forma di supporto al miglioramento e alla crescita gestionale, per aiutare le imprese a rendersi meritevoli del credito, talvolta anche solo a comunicare correttamente il merito di credito. È importante aiutare le imprese piccole e fragili, anche perché, cantava Riccando Cocciante: «in fondo sei molto più forte di me».

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