Acquisto cibi e bevande: multe per commercianti e baristi che non pagano i fornitori entro 30 giorni

Dal 15 giugno Multe salate per commercianti e baristi che non rispettano i termini di pagamento dei fornitori entro 30 giorni.

Contratti scritti e termini di pagamento perentori per le forniture di prodotti agricoli e alimentari. Commercianti e pubblici esercizi esprimono preoccupazione per gli effetti e le sanzioni previsti dal nuovo decreto legislativo 198/2021, entrato in vigore dal 15 giugno, con l’obiettivo di evitare pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agroalimentare. La norma introduce una nuova disciplina, dall’obbligo di contratti di cessione redatti in forma scritta (che può essere assolta anche con documenti di trasporto o di consegna, fatture, ordini di acquisto con i quali l’acquirente commissiona la consegna dei prodotti) e della durata di almeno 12 mesi. Una novità significativa riguarda anche i termini perentori di pagamento, fissati a 30 giorni dalla fornitura per i prodotti deperibili e a 60 giorni per quelli non deperibili.

Non è inoltre possibile annullare, da parte dell’acquirente, ordini di prodotti agricoli e alimentari deperibili con un preavviso inferiore a 30 giorni. La vendita sottocosto dei prodotti agricoli e alimentari freschi e deperibili, è consentita poi solo nel caso di prodotto invenduto a rischio di deperibilità, oppure con operazioni commerciali programmate concordate con il fornitore in forma scritta. A suscitare particolare timore imprese e associazioni di categoria sono le sanzioni previste: si rischiano multe dai 2 ai 30mila euro. I controlli saranno svolti da un nuovo organo, l’Ispettorato per la repressione delle frodi (Icqrf) , che può avvalersi dell’Arma dei Carabinieri e, in particolare, del Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare, oltre che della Guardia di finanza.

«Questa legge appesantisce ulteriormente gli adempimenti amministrativi a carico delle aziende - sottolinea Giampietro Rota, presidente del gruppo grossisti vini e bevande di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il provvedimento è già legge, ma mancano, oltre all’informazione alle aziende, l’interpretazione autentica e le norme di attuazione. Il risultato è che le imprese brancolano nel buio». Il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini, aggiunge che «la norma ha risvolti finanziari preoccupanti perché obbliga ad accorciare sensibilmente i termini di pagamento in settori, dal piccolo commercio ai pubblici esercizi, che stanno iniziando ora a vedere un minimo di ripresa dopo due anni da dimenticare. La legge, pur lodevole nei suoi obiettivi in attuazione della direttiva comunitaria a tutela dei piccoli produttori, sta paradossalmente andando a colpire altre piccole attività e imprese familiari della filiera, dai commercianti, ai bar e ristoranti». Per fare chiarezza sulla normativa - che nella Bergamasca coinvolge oltre 10mila imprese, di cui 4654 dettaglianti alimentari, 2921 bar e pubblici esercizi, 1733 ristoranti, 547 grossisti della filiera alimentare e 333 alberghi – Ascom ha organizzato per il 14 settembre alle 15 un incontro con Roberto Cerminara, responsabile del settore commercio e legislazione di Confcommercio.

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