«Auto elettriche, passaggio da governare»

Città Impresa. Bombassei: «Condivisibile il fine della neutralità climatica, ma un intero comparto rischia di finire in ginocchio». Il ministro Urso: «Chiederemo all’Ue misure adeguate». Lanza: «Costo dei veicoli ancora elevato».

L’Europa ha scelto un futuro con le auto elettriche, ma per Alberto Bombassei si tratta di «un clamoroso errore». Il presidente emerito di Brembo è stato protagonista dell’ultimo appuntamento del festival Bergamo Città Impresa 2022 ieri al Kilometro Rosso insieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e alla senior partner di Prometeia Alessandra Lanza.

«L’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica è condivisibile - ha esordito Bombassei all’incontro, moderato da Marcello Zacché, caporedattore dell’Economia de Il Giornale - ma si è deciso come raggiungerlo senza ascoltare gli addetti ai lavori. Si poteva ottenere lo stesso risultato spingendo la produzione di biocarburanti, senza rischiare di mettere in ginocchio un intero comparto. Se una vettura elettrica contiene il 30-35% in meno di componenti, che fine faranno le imprese e i lavoratori che producevano quei componenti? Nessuno se l’è chiesto».

Secondo il commissario europeo Thierry Breton si perderanno almeno 600mila posti di lavoro. E se la transizione non sarà accompagnata in maniera adeguata, i Paesi che pagheranno il prezzo più alto saranno la Germania, che guida la filiera europea dell’automotive, e l’Italia, particolarmente forte nella componentistica.

«L’obbiettivo della neutralità climatica è condivisibile ma si poteva ottenere lo stesso risultato spingendo la produzione di biocarburanti, senza rischiare di mettere in ginocchio un intero comparto»

«Con 450mila veicoli ogni anno siamo diventati il penultimo Paese produttore in Europa, sorpassati da Romania, Repubblica Ceca e Polonia», ha fatto presente Bombassei. Eppure, nonostante la forte contrazione registrata negli ultimi anni, in Italia il comparto conta pur sempre 270mila addetti, il 7% degli occupati del manifatturiero, e 93 miliardi di fatturato, corrispondenti al 5,2% del Pil.

«La decisione europea di accelerare la transizione impone non solo un riposizionamento di queste attività - ha specificato Lanza - ma anche di metterne in piedi altre, che al momento non abbiamo, per poterci assicurare forniture strategiche di microchip e batterie, altrimenti ci ritroveremo al palo».

«Abbiamo bisogno di più laureati in materie tecnico-scientifiche, invece l’italia ne ha meno rispetto alla media europea»

Dal punto di vista della domanda, invece, p er ora le immatricolazioni di auto 100% elettriche in Italia sono ferme al 3,7% contro una media europea che supera il 10%, con picchi del 93% nei Paesi nordici, Norvegia in testa. «Non dipende da una mancanza di sensibilità degli italiani sul tema - ha spiegato Lanza - ma dal potere di acquisto: le auto elettriche costano ancora il 25-30% in più di quelle tradizionali a fronte di un reddito disponibile più basso degli altri Paesi Ue, addirittura oltre 20 punti in meno rispetto alla Germania».

Per il ministro Urso «non può essere solo l’Europa a sostenere la transizione ecologica, visto che l’Europa produce meno dell’8% della CO2 mondiale, l’Italia appena l’1% e l’automotive è responsabile di meno del 4% di queste emissioni. Ecco perché il nostro governo chiederà alla Ue di adottare misure adeguate, per esempio dazi compensativi: dobbiamo evitare che i Paesi extraeuropei possano fare concorrenza sleale alle nostre imprese e, allo stesso tempo, incentivarli a migliorare i loro standard ambientali». Bombassei e Urso si sono trovati d’accordo sul fatto che i fondi europei dovranno essere usati «non soltanto sulla domanda, sotto forma di incentivi per l’acquisto di auto elettriche, ma anche sull’offerta, cioè la produzione».

Anzi, il fondatore di Brembo ha pragmaticamente messo in fila i passi che il sistema Paese dovrà fare per non trovarsi spiazzato dal cambiamento: «Avremo bisogno di un’enorme quantità di energia elettrica in più, che oggi acquistiamo anche da altri Paesi, perciò dovremo diventare produttori di energia (“ma dovrà essere energia da fonti pulite, altrimenti la transizione sarà monca”, ha aggiunto Lanza); dovremo poi creare le infrastrutture, perché avremo bisogno di 6 milioni di colonnine, mentre oggi sul territorio italiano ce ne sonno appena 350 mila». Infine, la formazione: «Se vogliamo che la competitività del nostro Paese aumenti - ha sottolineato Bomabassei - abbiamo bisogno di più laureati in materie tecnico-scientifiche, invece l’italia ne ha meno rispetto alla media europea».

© RIPRODUZIONE RISERVATA