Economia
Mercoledì 12 Novembre 2025
Bce, un contante digitale con la privacy delle banconote: nel 2029 l’euro digitale
LA NOVITÀ. L’euro digitale sarà in tutto e per tutto contante: una moneta di banca centrale, pubblica e non privata, che assicurerà la stessa privacy delle banconote quando i pagamenti vengono fatti «offline», e comunque una riservatezza elevata anche nell’online.
Quanto ai timori delle banche e dei fornitori di pagamenti digitali esistenti, la Bce porge il ramoscello d’ulivo: non vogliamo scacciare dall’Europa Visa e Mastercard, e alle banche europee proponiamo di procedere con soluzioni private ma in parallelo con l’euro digitale, sulla stessa infrastruttura messa a disposizione dalla Bce.
A spiegare l’architettura del progetto della Bce che dovrebbe vedere la luce nel 2029 dopo l’atteso regolamento europeo, è Alessandro Giovannini, advisor del direttorato Euro digitale della Bce. Il progetto con cui la Bce vuole rispondere alla crescente digitalizzazione dei pagamenti, che procede a passi spediti ma rischia di far sparire la moneta ’pubblicà fatta di banconote e monete, «è come le banconote, e sarà utilizzabile nello stesso modo, con valore legale, in tutti i Paesi dell’area euro». Chi vorrà avere l’euro digitale avrà un wallet sotto forma di card o di app sul telefonino, con un limite alla giacenza per non sottrarre depositi bancari. Nei pagamenti con la app, la Bce non vedrà i nomi delle due parti coinvolte nella transazione: li vedranno le banche, come del resto già accade.
Una privacy «elevata», che diventa totale, pari a quella del contante senza alcuna possibilità di conoscere i nomi dei due contraenti, nei pagamenti che sarà possibile fare ’offlinè: ossia da telefonino a telefonino o da card a card, avvicinandoli, esclusivamente in una situazione di prossimità fisica per contenere i rischi di riciclaggio.
E’ così che la Bce punta a mantenere la quota di denaro pubblico di fronte all’avanzata di Visa e Mastercard, ma anche di PayPal, Apple Pay o Alipay via via che le persone smettono di usare il tradizionale cash e che i pagamenti online acquisiscono una quota sempre maggiore. Alla Bce, sul tema, si percepisce la voglia di instaurare un clima di collaborazione col settore privato. L’euro digitale ha suscitato malumori fra le banche e la scorsa settimana una controffensiva della European Payments Initiative, con dietro colossi come Deutsche Bank o Bnp Paribas e che di recente ha lanciato la soluzione di pagamenti Wero, ha chiesto alla Bce di rallentare per far spazio ai privati. Invito che alla Bce non colgono: «magari la cosa più efficiente è avere un singolo binario dove possono correre sia una soluzione privata che quella dell’euro digitale», dice Giovannini avanzando un paragone: «come per i treni di Rfi e Italo, non ha senso farli correre su due distinti binari paralleli». La Bce mette l’infrastruttura e il ’trenò della moneta pubblica, i privati sono invitati ad affiancare quello della moneta privata.
La situazione europea appare come un «unicum», con oltre dieci Paesi senza soluzioni nazionali di pagamento digitali e quindi totalmente dipendenti dalle carte di credito non europee, e con il continente che paga su digitale quasi il 70% delle transazioni.
Anche perché non c’è tempo da perdere. A Francoforte riconoscono che la Bce sta prendendo l’iniziativa con decisione: ma spiegano che ciò avviene per una situazione d’emergenza.
L’amministrazione Trump spinge sulle stablecoin garantite da treasuries, che a Francoforte paiono non dissimili da un dollaro digitale sintetico con la differenza che i soldi del signoraggio andranno ai privati, non al pubblico. E la situazione europea appare come un «unicum», con oltre dieci Paesi senza soluzioni nazionali di pagamento digitali e quindi totalmente dipendenti dalle carte di credito non europee, e con il continente che paga su digitale quasi il 70% delle transazioni. Tanto che se un anno fa si definiva l’euro digitale ’una soluzione in cerca del problemà, oggi alla Bce vedono un cambiamento: ora si parla di ’un problema in cerca di una soluzionè.
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