Camionisti, bonus di 8 mila euro. «Il problema della carenza resta»

Incentivo per la formazione vincolato a un contratto. Bendotti (Fai): non basta. A Bergamo servono oltre 500 nuovi autisti all’anno.

Per una volta, la carenza di personale non sembra essere legata alle condizioni economiche. Perché, come precisa Maura Baraldi, direttore della Fai di Bergamo, «un autista di un mezzo pesante prende dai 2.500 euro netti in su». A pesare, invece, sarebbero le condizioni di lavoro, se si pensa che, di norma, un autista che consegna all’estero esce di casa il lunedì per rientrare il venerdì, e uno che lavora tra il Nord e il Centro Italia deve mettere in conto almeno due-tre giorni a settimana lontano da casa. In entrambi i casi, significa trascorrere giornate intere in autostrada e le notti in cabina. Ed ecco - almeno in parte - spiegata l’emergenza: in Italia mancano oltre 17 mila conducenti di Tir. Regione Lombardia ha cercato di andare incontro alle istanze degli autotrasportatori, lanciando il bando «Formare per assumere», che può contare su uno stanziamento complessivo di 15 milioni. In sostanza, dal 26 luglio, le imprese di autotrasporto hanno la possibilità di assumere (con contratto a tempo indeterminato o a termine di almeno 12 mesi) persone disoccupate da almeno 30 giorni e beneficiare di voucher per la formazione e bonus occupazionali. Ad esempio, il contributo per l’assunzione di lavoratori fino a 54 anni è di 4 mila euro, mentre si arriva ad 8 mila per la fascia più debole, quella degli over 55. A cui si aggiunge un importo di mille euro, nel caso in cui l’azienda conti meno di 50 dipendenti.

Se la Regione definisce «il modello Lombardia un esempio da seguire», i diretti interessati sono un po’ perplessi. Doriano Bendotti, segretario provinciale della Fai-Federazione autotrasportatori italiani di Bergamo, mette le mani avanti, riconoscendo che «si tratta di un buon inizio, perché significa che anche la politica ha compreso la situazione delle aziende di autotrasporto», ma - precisa - «il meccanismo va perfezionato e noi siamo disponibili ad un confronto con i rappresentanti delle istituzioni». Ad esempio, secondo Bendotti, «sarebbe meglio se il vincolo per l’assunzione non fosse immediato». Il motivo è che un aspirante autista deve conseguire la patente C, la patente E il Cqc, ovvero la Carta di qualificazione del conducente, che richiede 140 ore di formazione con frequenza obbligatoria ed esame finale. Per ottenerle tutte e tre «occorre come minimo un anno e da un minimo di 4 mila a un massimo di 6 mila euro», spiega Baraldi: «Questo significa che l’impresa di autotrasporto si dovrebbe sobbarcare l’assunzione di una persona, senza però poterla mettere alla guida di un mezzo». Tradotto, per il datore di lavoro questo comporterebbe «un costo che va dai 25 mila ai 45 mila euro», con i contributi regionali che vengono corrisposti solo al termine del percorso formativo.

«L’iniziativa regionale va nella direzione di riconoscere che il problema è reale e non di poco conto - aggiunge Bendotti - ma, come è strutturata ora, più che altro può favorire la riconversione di personale e non nuove assunzioni». La Fai, nella nostra provincia, conta 350 imprese associate, per un totale di oltre 6 mila autisti. «Considerando che il turnover è del 10%, solo in Bergamasca ogni anno servirebbero tra i 500 e i 600 nuovi autisti». Si spiega così il fatto che già oggi gli autisti sono prevalentemente stranieri, tanto che «la manodopera si cerca in Stati dove la patente è convertibile», puntualizza Baraldi. Se al primo posto come provincia italiana più vocata all’autotrasporto c’è Brescia, la nostra è senz’altro tra le prime

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