
Economia / Bergamo Città
Mercoledì 03 Settembre 2025
Caos alle dogane Usa, grana e parmigiano fermi nei magazzini
LA GUERRA DEI DAZI. Alcuni uffici portuali stanno applicando tariffe maggiorate rispetto a quella concordata con l’Ue. Zanetti (Assolatte): si arriva a un’imposizione del 25-30%.
Pende l’incertezza sui dazi Usa per i formaggi italiani a pasta dura. Così, nel dubbio, Parmigiano Reggiano e Grana Padano restano fermi nei magazzini doganali americani. Alcuni uffici portuali, in particolare quelli di New York e del New Jersey, stanno infatti applicando una tariffa maggiorata rispetto a quanto concordato tra Stati Uniti e Unione europea.
«Alcuni importatori ci informano che la dogana statunitense sommerebbe il 15% al dazio specifico, facendo così lievitare la tariffa che giungerebbe a un tasso percentuale compreso tra il 25% e il 30%», ha denunciato il bergamasco Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, in una lettera indirizzata ai ministri Tajani e Lollobrigida. «Il problema - continua Zanetti - è particolarmente sentito dalle aziende, anche per via dell’entità dei volumi movimentati out-of-quota, che nel 2024 sono stati pari a 16.700 tonnellate, pari al 40% del totale di formaggi italiani esportati negli Usa».
Le imprese casearie della provincia di Bergamo da sole producono circa 124.000 forme di Grana Padano, poco più del 2% del totale nazionale, con un valore totale (quindi non solo grana) dell’export di formaggi pari a 151 milioni di euro, l’8% del totale lombardo
Finora, infatti, ai formaggi a pasta dura prodotti con latte vaccino veniva applicato un dazio del 15%, mentre sulla quota eccedente i quantitativi concordati gravava una tariffa di 2,2 euro al chilo. L’intesa raggiunta tra Bruxelles e Washington avrebbe dovuto semplificare il quadro con un’unica tariffa del 15%, invece alcune dogane americane stanno applicando entrambi i prelievi. In attesa che la situazione si chiarisca, le merci restano quindi bloccate nei magazzini, «senza conseguenze per i prodotti, che sono conservati nei container refrigerati», puntualizza Zanetti.
La situazione delle aziende bergamasche
Un problema anche per le imprese casearie della provincia di Bergamo, che da sola produce circa 124.000 forme di Grana Padano, poco più del 2% del totale nazionale, con un valore totale (quindi non solo grana) dell’export di formaggi pari a 151 milioni di euro, l’8% del totale lombardo.
L’allarme è stato raccolto dalla Farnesina, che ha attivato la sua Task Force Dazi per far presente il problema all’ambasciata Usa a Roma, alla Commissione europea e alla sede diplomatica italiana a Washington. «L’Italia ha sempre sostenuto un approccio franco e costruttivo con gli Usa e proseguirà chiedendo la corretta applicazione dell’intesa», è la posizione di Tajani.
La posizione dei consorzi
A fianco del governo si sono mossi anche i consorzi. «È stato erroneamente applicato un dazio aggiuntivo del 15%, raddoppiando in sostanza il dazio, senza rispettare l’accordo di un 15% all inclusive», spiega Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. E da Piacenza a Desenzano il fronte è compatto: «Le dogane portuali di New York e del New Jersey stanno interpretando in maniera eccessivamente penalizzante per Grana Padano e Parmigiano Reggiano gli accordi sui nuovi dazi», sottolinea Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano. «In particolare per il formaggio importato fuori dalle licenze pretendono sia lo storico costo fisso di ingresso (circa 2,2 dollari al chilo) sia un’aggiunta del 15%, portando il costo complessivo a 5 dollari al chilo, pari a quasi un 30% del valore del prodotto. Secondo i documenti da noi visionati, in questo caso deve essere applicata una sola delle due tariffe e non entrambe».
Anche gli acquirenti americani si stanno muovendo perché si definiscano una volta per tutte la linea da seguire. «La Cheese Importers Association of America è in contatto con il proprio governo per ottenere chiarimenti - fa presente Zanetti - ma riteniamo che un’azione diretta della Commissione Europea e degli Stati membri sia ancor più opportuna».
Il rischio è serio: oltre il 35% del grana e del parmigiano esportato negli Usa, pari a circa 200.000 forme da 39-40 chili l’una, viaggia fuori dalle licenze. E intanto la guerra dei dazi scatenata dal presidente Trump ha già intaccato l’export caseario verso gli Stati Uniti, che ha perso l’8% ad aprile, l’11% a maggio e il 9% a giugno. «Speriamo che questa situazione si chiarisca al più presto - auspica Zanetti - in modo da evitare ulteriori danni».
I numeri
Tutto questo proprio quando l’industria lattiero-casearia nazionale consolida la propria leadership nei mercati extra-Ue. Nel primo semestre 2025, secondo i dati della Commissione europea, l’Italia ha registrato una crescita del 5% delle vendite di formaggi fuori dai confini comunitari, superando la Germania e diventando il primo esportatore europeo anche in termini di volumi: con 97.663 tonnellate e 968,2 milioni di euro, la performance italiana è stata più che tripla rispetto alla media comunitaria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA