Conti correnti, effetto Covid svanito: nel 2023 si è «perso» un miliardo

I DATI BANKITALIA. In Bergamasca i depositi di famiglie e imprese in calo a 37 miliardi. Milano maglia nera in Lombardia. Clientela è tornata a investire in titoli e obbligazioni.

Calano anche nel 2023 i depositi dei correntisti. Bergamo, dopo un anno segnato da oscillazioni mensili con una forte alternanza tra segno meno e più, ha chiuso il 2023 con un ammontare di depositi della clientela - imprese e famiglie, escluse le istituzioni finanziarie - presso le banche di poco superiore ai 37 miliardi.

I dati raccolti da Banca d’Italia mostrano che la tendenza già annunciata a fine 2022 di un forte rallentamento dei depositi sui conti correnti bancari ha avuto una brusca impennata nel 2023. La nostra provincia nell’anno della pandemìa ha registrato un più 4,9%, incrementando i depositi da 36,5 a 38,2 miliardi. Il 2022 ha visto un cambio di segno con una leggera contrazione dello 0,8% (da 38,2 a 38 miliardi), che si è fatta più decisa l’anno scorso con una diminuzione di oltre due punti percentuali determinati dalla perdita di quasi un miliardo di euro di depositi - dai 38 miliardi di fine 2022 ai 37,1 di dicembre 2023 - per far fronte a esigenze di denaro ma anche per tornare a investire in titoli e obbligazioni che il rialzo dei tassi di interesse ha reso più interessanti. Nel triennio, Brescia ha mostrato un maggiore incremento percentuale nell’anno della pandemìa (più 9%) rispetto a Bergamo, passando da 43 miliardi di depositi nel 2020 a quasi 47 nel 2021. Nei due anni seguenti si è registrato un leggero calo (meno 0,1% nel 2022 e meno 0,9% nel 2023), chiudendo a dicembre 2023 con depositi per 46,4 miliardi, di oltre un miliardo di euro superiori al 2020.

La pandemìa del 2020 è stato una sorta di acceleratore per l’incremento dei depositi bancari. I lockdown che hanno messo in «stand by» vita sociale, acquisti, turismo e tutte le occasioni di maggiore spesa per i consumatori, oltre alla paura e all’incertezza del futuro che si è sviluppata tra la gente, ha spinto ad atteggiamenti sempre più prudenti con il proprio denaro che, alla fine, ha trovato la miglior collocazione nelle banche. Anche i dati nazionali mostrano omogeneità territoriale dei comportamenti dei risparmiatori. I 1.991 miliardi di euro depositati negli istituti di credito a livello nazionale a fine 2020 sono diventati 2.108 a fine 2021, con un incremento di quasi 6 punti percentuali. Nel biennio 2022-2023, caratterizzato da eventi geopolitici avversi – la difficoltà a reperire materie prime e per molti settori a ripristinare la supply chain, la guerra in Ucraina e il conseguente aumento dei prezzi dell’energia – hanno prodotto condizioni sfavorevoli per i consumatori. In primis, un’inflazione galoppante che in breve ha raggiunto la doppia cifra, l’aumento dei tassi di interesse bancari e una forte restrizione del credito a famiglie e imprese. Insomma, un quadro che ha portato molti risparmiatori a ricorrere ai risparmi accumulati fino ad allora sui conti correnti. A livello nazionale la diminuzione più significativa si registra nel 2023, con un decremento del 2,6%, da 2.095 miliardi a 2.041.

Nel periodo osservato, Milano, tra le province lombarde, è la peggiore e segna un vero e proprio crollo meno 6,21% (219 miliardi a fine 2023 contro i 234 dell’anno precedente) solo di poco inferiore al 7% del 2022 (da 251 miliardi a 234). Un rimbalzo in negativo che supera abbondantemente l’eccellente performance del 2021 (che sfiora il 9%), testimone di un incremento di oltre 21 miliardi in depositi bancari. La consistenza finale del 2023 (219 miliardi) è addirittura inferiore a quella registrata a fine 2020 (230,5).

La Lombardia risente degli andamenti di Milano, che ha in «cassaforte» circa il 50% dei depositi regionali. Infatti, i dati lombardi, a fine 2023, mostrano 440 miliardi di depositi contro i 443 miliardi pre-Covid. Il 2021 aveva visto un incremento di quasi 8 punti percentuali (da 443 a 477 miliardi), a cui è seguito un calo di 3,8% (da 478 a 460) nel 2022 e di 4,3% nel 2023 (da 460 a 440). Numeri in parte stemperati dalle altre province lombarde che hanno mantenuto andamenti più contenuti. La peggiore contrazione, dopo Milano, è segnata da Lodi che nel 2023 riduce i depositi da 6,1 miliardi a 5,8 (meno 4,68%), seguita da Pavia dove si passa da 15,4 miliardi a 14,8 (quasi meno 4%). Anche Monza e Varese perdono circa 3 punti percentuali. Sondrio, in controtendenza rispetto ai dati regionali e nazionali, aumenta, seppur di poco, i propri depositi dello 0,65% (da 6.001 miliardi a 6.040).

Guardando ai depositi delle famiglie bergamasche, il calo nel 2023 è più marcato (meno 5,45%) rispetto al totale clientela (meno 2,1%), da 25,9 miliardi nel 2022 a 24,5 nel 2023. Anche Brescia assottiglia i risparmi familiari più che delle imprese (meno 3,5% contro meno 0,9%), riducendo i depositi a fine 2023 da 30,4 miliardi a 29,2. Mantiene il primato Milano con meno 7,9% di riduzione portando i depositi delle famiglie di città e provincia da 100 miliardi a 92 a fine 2023. In sintesi, le famiglie paiono reagire più prontamente delle imprese anche a fronte di un’inflazione che erode il potere d’acquisto del denaro «fermo» sul conto.

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