«Crac delle banche: sul piccolo risparmiatore pesa di più il rialzo dei tassi della Bce»

L’intervista. Bonfiglioli (UniBg): cattiva gestione alla base del fallimento della Silicon Valley Bank. «Depositi garantiti fino a 100mila euro. Banche europee pare poco esposte su Credit Suisse»

Il panico è forse il peggior nemico del sistema finanziario come dimostrano i casi, diversissimi tra loro, di Silicon Valley Bank (Svb) e Credit Suisse esplosi nei giorni scorsi. Alessandra Bonfiglioli, docente di Economia all’Università di Bergamo ci aiuta a capire cosa è accaduto e quali riflessi avranno sul sistema bancario europeo.

Professoressa cosa ha originato il crac di Silicon Valley Bank?

«Una cattiva gestione della liquidità e una clientela troppo omogenea. Svb era molto sbilanciata sulle scadenze tra attivo e passivo. I 210 miliardi di dollari di attività erano perlopiù molto sicure perché composte da titoli di stato americani, solidi ma con scadenze molto lunghe, anche di 10/20 anni. A fronte di questi attivi c’erano passivi per 180 miliardi di dollari di

depositi riconducibili ad una sola tipologia di clientela, le start up della Silicon Valley. I depositi sono immediatamente esigibili, quindi, gli aumenti dei tassi di interesse operati nell’ultimo periodo dalla Fed hanno indotto molte start up a ritirare i propri depositi per autofinanziare gli investimenti, in modo più conveniente che non accedendo a prestiti. Svb a fronte di queste richieste ha dovuto vendere 23 miliardi di dollari di fondi a lungo termine con una perdita di 2 miliardi. Quando la notizia è diventata pubblica c’è stata una corsa agli sportelli dei depositanti che volevano ritirare i propri capitali. La paura ha fatto crollare il prezzo delle azioni di Svb, riducendone il valore del capitale proprio con il quale forse avrebbe potuto far fronte alla massiccia richiesta, e il regolatore americano ha dovuto rilevare la banca e metterla in amministrazione controllata».

Perché ha spaventato anche le banche europee?

«Perché tutte subirebbero perdite più o meno gravi se dovessero vendere i titoli a lunga scadenza che hanno in portafoglio con rendimenti molto bassi e quindi non interessanti per il mercato, sul quale arrivano emissioni di titoli di stato più competitivi – l’ultimo Btp Italia, andato a ruba, garantisce un tasso reale del 2% e nominale, praticamente, del 10%».

Il mercato finanziario non aveva ancora metabolizzato il fallimento di Svb che è esploso il caso svizzero.

«Credit Suisse ha una storia recente fitta di incidenti di gestione, legati anche a vicende giudiziarie e poca trasparenza, e investimenti sbagliati. Casualmente proprio nei giorni del crac di Svb, Credit Suisse ha chiesto un nuovo aumento di capitale che i sauditi, tra i maggiori azionisti della banca svizzera, hanno negato strombazzandolo ai quattro venti. Si è sviluppato subito il panico anche se dal punto di vista degli indicatori di liquidità e di equilibrio delle scadenze pare che fosse in ordine, secondo quanto affermato dal supervisore svizzero che ne ha visionato i bilanci, soddisfacendo pienamente i criteri di Basilea 3».

Ma i risparmiatori italiani che rischio corrono?

«Il piccolo risparmiatore che non ha più di 100mila euro su ciascuno conto è coperto su tutti gli strumenti finanziari che la banca specifica essere garantiti dalla garanzia depositi. Chi, invece, ha investito in fondi che avessero dentro azioni di Credit Suisse è esposto a un rischio di cui già doveva avere conoscenza. Potrebbe anche essere che alcune banche italiane siano esposte verso la banca svizzera perché hanno sottoscritto obbligazioni di Credit Suisse o le hanno concesso un prestito o hanno depositi interbancari con i quali questa si finanziava, in questo caso se non vengono ripagati si va a intaccare l’attivo delle banche italiane coinvolte. Pare, comunque, che le banche europee siano poco esposte su Credit Suisse e così ben diversificate che le eventuali perdite non metterebbero in crisi il sistema».

È meno tranquillo chi ha un mutuo. Bce ha rialzato il tasso di mezzo punto percentuale, ora anche i tassi bancari si muoveranno in questo senso?

«Sicuramente sì. L’aumento, che ha portato al 3,5% il tasso applicato dalla Bce sui finanziamenti alle banche, si trasmette anche ai tassi interbancari ai quali avvengono le operazioni tra banche. Se la banca paga di più il denaro che riceve a prestito, a sua volta farà pagare di più quello che presta. Così gli aumenti dei tassi si ripercuotono sui mutui delle imprese e delle famiglie e fanno crescere la rata di rimborso».

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