Da Remazel progetto per proteggere cavi e oleodotti sottomarini

LA COMMESSA. L’azienda di Chiuduno (Fincantieri) fornirà l’impianto per una nuova nave della Jan De Nul. L’a.d. Rosa: impegnati a fornire soluzioni innovative.

Remazel Engineering, società bergamasca del Gruppo Fincantieri con quartier generale a Chiuduno, ha firmato un nuovo contratto con la belga Jan De Nul, tra i leader mondiali dell’ingegneria marittima e offshore. L’accordo prevede la progettazione e la fornitura di un innovativo sistema di tubazioni verticali e inclinate, e per la posa di rocce sui fondali marini fino a 400 metri di profondità, destinato alla protezione di cavi e oleodotti. Si tratta di un apparato in grado di movimentare fino a 2.000 tonnellate di materiale l’ora anche in condizioni marine complesse. Il sistema di controllo centralizzato coordinerà tutte le attrezzature di bordo, ottimizzando i processi e aumentando la sicurezza complessiva delle operazioni.

L’intesa

L’intesa rafforza la strategia di Fincantieri nel settore underwater e consolida il ruolo di Remazel come eccellenza tecnologica nel panorama internazionale. «Questo contratto riflette il nostro impegno nel fornire soluzioni all’avanguardia per le infrastrutture sottomarine e le installazioni offshore – ha dichiarato Andrea Rosa, amministratore delegato di Remazel Engineering – e rafforza la nostra partnership con uno dei principali operatori mondiali del settore di navi per installazione e costruzione. Siamo felici di proseguire la collaborazione con Jan De Nul, con cui abbiamo già lavorato per la fornitura del primo sistema al mondo per l’installazione di monopali di turbine eoliche “XXL”».

L’attrezzatura

Proprio quel progetto, concluso due anni fa, aveva visto Remazel impegnata per 21 mesi tra Italia, Cina e Polonia nello sviluppo di un impianto installato sulla nave Les Alizés, operante nel Mare del Nord. L’attrezzatura, composta da dodici selle (grandi cerniere di ribaltamento), consente di guidare l’infissione in mare dei maxi pali (su cui sono montate le turbine eoliche per produrre energia green) alti 120 metri, con un diametro di 10 e il peso di tremila tonnellate. Un progetto pionieristico che ha sancito l’ingresso dell’azienda bergamasca nel mercato dell’eolico offshore, uno dei più promettenti nel contesto della transizione energetica.

Remazel, specializzata nella progettazione e costruzione di sistemi e attrezzature per i settori offshore, oil& gas e power generation, viaggia oggi intorno ai 115 milioni di fatturato e impiega circa 200 persone (la maggior parte dei quali opera a Chiuduno) in gran parte ingegneri e tecnici specializzati e il 30% donne che occupano anche posti di rilievo nell’organigramma aziendale. Nata come Rema negli anni ’90, gli inizi del 2024 viene acquisita al 100% da Fincantieri.

Le collaborazioni

Il resto è storia di oggi: la sua collaborazione con la società belga contribuisce a consolidare il posizionamento del gruppo Fincantieri nella protezione delle infrastrutture subacquee offshore. A ribadirlo è l’amministratore delegato e direttore generale Pierroberto Folgiero. «L’accordo con Jan De Nul dimostra quanto il mondo del mare stia cambiando e conferma la centralità delle operazioni nei fondali marini. La nostra soluzione per la posa di rocce rappresenta un ambito di frontiera nella protezione delle infrastrutture sottomarine, cruciale per gli scenari futuri di difesa e sicurezza. Siamo molto orgogliosi dei progressi della nostra controllata Remazel che si conferma come un’eccellenza internazionale nella ingegnerizzazione e realizzazione di soluzioni elettromeccaniche pionieristiche ed altamente innovative a bordo nave e nei fondali marini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA