Depositi bancari, Bergamo nella top ten delle province in cui diminuiscono di più

LA CLASSIFICA. Secondo i dati della Cgia di Mestre da marzo 2022 a marzo 2023 i risparmi dei bergamaschi si sarebbero ridotti di un miliardo e 71 milioni di euro: la nona contrazione più alta a livello nazionale.

Bergamo è nella top ten di una classifica non piacevole, quella della diminuzione dei depositi delle famiglie. Da marzo 2022 a marzo 2023, infatti, i depositi delle famiglie bancari (i risparmi, in sostanza) si sono ridotti di un miliardo e 71 milioni di euro: una contrazione del 4,36%, la 9a più alta a livello nazionale. Lo mette in luce uno studio della Cgia di Mestre, che ha passato in rassegna gli ultimi dati disponibili della Banca d’Italia, per cogliere l’impatto del lungo anno dell’inflazione.

Asti, Cuneo e Biella sul podio

In testa alla classifica della riduzione percentuale dei depositi delle famiglie c’è Asti (-8,12%, pari a -398,8 milioni di euro), poi Cuneo (-7,11%, pari a -1 miliardo e 65 milioni), Biella (-6,81%, pari a -250,9 milioni di euro), Rimini (-6,46%, pari a -515,5 milioni di euro), Vercelli (-5,68%, pari a -197,3 milioni di euro), Lodi (-4,92%, pari a -227,5 milioni di euro), Forlì-Cesena (-4,72%, pari a -407,4 milioni di euro), Pavia (-4,51%, pari a -506,4 milioni di euro), poi appunto Bergamo, con Pesaro Urbino (-4,31%, pari a -323,9 milioni di euro) a chiudere la top-ten.

Le province «virtuose»

Nel dettaglio, i risparmi delle famiglie bergamasche sono scesi dai 24,559 miliardi del marzo 2022 ai 23,559 miliardi del marzo 2023. Solo 22 province hanno visto aumentare il volume dei depositi bancari, mentre la media nazionale è del -2,17%, l’equivalente di una riduzione di 25,267 miliardi di euro. «A livello regionale – specifica l’analisi della Cgia di Mestre – le contrazioni percentuali più significative hanno interessato le regioni del Nord: Lombardia e Liguria (-3,5%), Emilia-Romagna (-3,9%) e il Piemonte (-4,7%) sono le aree geografiche dove le famiglie hanno subito l’erosione più importante. Chi invece non ha risentito di questa situazione sono in particolar modo le famiglie residenti nel Sud, dove l’inflazione è cresciuta meno che nel resto del Paese».

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