Dopo le bollette arriva il caro benzina: «Salasso da 300 euro a famiglia»

I rincari sfiorano il 20%, il pieno oggi costa 14 euro in più dell’anno scorso. Le associazioni dei consumatori: «Il governo intervenga, pesano ancora le vecchie accise».

Quattordici euro in più per un pieno di benzina rispetto all’anno scorso, un rincaro da record che sfiora il 20% e che costerà nel 2021 in media 300 euro a famiglia. Scampata, almeno in parte, la mazzata sulle bollette di luce e gas, il cui aumento – che pure ci sarà – è stato «calmierato» dall’intervento del governo, il salasso del rincaro dei carburanti si sta già facendo sentire, con prezzi schizzati alle stelle e che così alti non si vedevano da almeno 4-5 anni a questa parte. Il fallimento del recente vertice tra i Paesi Opec per cercare un accordo sull’aumento della produzione di greggio è alla base di questa nuova impennata dei prezzi, sostenuta anche dalla crescita delle quotazioni del petrolio, che è tornato ormai a toccare gli 80 dollari al barile. «I rincari però – dice Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo – appaiono eccessivi e certamente non proporzionati, se ci riferiamo ai periodi in cui i prezzi delle materie prime scendevano. Bisogna che il governo intervenga non solo su luce e gas, ma anche sul caro benzina, riducendo le accise sui carburanti di cui si fa sempre un gran parlare nelle campagne elettorali, ma di cui poi puntualmente ci si dimentica».

Il prezzo medio oggi

In questi giorni il prezzo medio della benzina self service a Bergamo è salito a 1,671 euro, con picchi che sfiorano addirittura i 2 euro per il servito (1,997 euro), come certificato dalle verifiche settimanali di Federconsumatori, mentre per il gasolio i prezzi più alti superano abbondantemente 1,80 euro.

Dalla rilevazione del 21 settembre 2020, quando la benzina costava in media 1,389 euro al litro e il gasolio 1,267 euro al litro, un pieno da 50 litri costa oggi 14,10 euro in più per la benzina e 12,46 euro in più per il gasolio. Parliamo dunque di rialzi rispettivamente del 20,3% e del 19,7%, che si traducono appunto in un aumento stimato di circa 300 euro annui a famiglia. «Questi aumenti – dice ancora Mina Busi – hanno conseguenze inevitabili anche sui prezzi al dettaglio di una moltitudine di prodotti, e hanno già ha fatto sentire i loro effetti sul tasso di inflazione».

«Pesano ancora le accise»

Le alternative, prima tra tutte quella di provare ad utilizzare meno l’automobile, sono poche: «Purtroppo c’è poco da fare – commenta Umberto Dolci, presidente di Federconsumatori Bergamo –. Noi non possiamo che continuare a consigliare di andare ad approvvigionarsi ai distributori dei centri commerciali, dove si può ancora approfittare di una bella differenza di prezzo. Qualche tempo fa avevamo sollevato la questione anche con il responsabile dei distributori, i prezzi però vengono imposti tutti i giorni da ogni fornitore e dunque non si riesce mai a capire quale sia il prezzo vero della benzina». Il problema, secondo l’associazione dei consumatori, sta nei controlli: «Fa arrabbiare il fatto che non ce ne siano mai a sufficienza – prosegue Dolci –. La sensazione è quella di essere presi in giro: quando diminuisce il prezzo del petrolio, quello dei carburanti non cala perché ci raccontano che le scorte erano state fatte quando il costo della materia prima era alle stelle, mentre quando il prezzo del petrolio torna a salire, le scorte scompaiono misteriosamente. E a noi non resta altro che lamentarci».

Tuttavia, è bene sapere che per ogni litro di carburante solo una minima parte è collegata al costo industriale, «il resto – conclude la presidente di Adiconsum – è legato alle varie tasse, che incidono per il 64% sulla benzina e il 61% sul gasolio. In sostanza, ogni volta che acquistiamo un singolo litro di carburante siamo obbligati a pagare una notevole quota di tasse di origine diversa tra cui anche le famose accise, spesso anacronistiche, che pesano per più di un terzo e sono composte in buona parte da imposte di scopo».

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