Fine delle moratorie, Ascom: «Mille imprese bergamasche a rischio chiusura»

Il ritorno alla normalità nei pagamenti per Ascom crea problemi soprattutto alle micro realtà. Fusini: «Diluire le rate per chi necessita di più tempo».

Sono circa mille le imprese bergamasche a rischio chiusura a causa della fine della moratoria prevista per il prossimo 31 dicembre. La sospensione dei prestiti e dei mutui pendenti introdotta dal decreto «Cura Italia» e successivamente prorogata con l’obbligo di saldare la sola nota interessi, sta per concludersi, costringendo nei fatti le aziende a tornare a pagare i propri debiti con rate piene e regolari. Un problema, come spiega Oscar Fusini direttore di Ascom Bergamo: «Di fronte a un andamento dei ricavi che in alcuni settori è ancora al 50 o 60% rispetto alla normalità questo significa introdurre una difficoltà economica che può sfociare nell’insolvenza e poi nella chiusura». È ancora il turismo il settore più in difficoltà, con ricavi troppo bassi e un indice di liquidità che resta ben al di sotto della media del terziario e sono le micro imprese, quelle fino a cinque dipendenti a soffrire più di tutte le altre. Per questo motivo Ascom Bergamo chiede di intervenire, non tanto su un’ulteriore proroga, ma su una dilazione della rata per chi ha bisogno di altro tempo per risollevarsi dalla crisi, come spiega Fusini: «Non un prolungamento che abbassa la classe di merito di chi ha il debito, rendendolo un cattivo creditore, ma un allungamento della durata, coperto finanziariamente per evitare l’insolvenza e permettere di pagare con più tranquillità a chi ha meno ricavi - aggiunge -. Non possiamo non considerare che gli imprenditori in difficoltà sono anche più aggredibili dalla criminalità».

Preoccupazione tangibile

La preoccupazione dunque, esiste ed è tangibile, nonostante la fotografia generale delle imprese bergamasche sia a colori, con molti accenni di positività. Su un campione di 24 mila imprese iscritte ad Ascom, infatti, sono state circa 6 mila ad aderire alla moratoria e circa 4 mila a richiederne la proroga. Con l’avvicinarsi della data del 31 dicembre, il 53,1% delle 700 imprese bergamasche intervistate per il nuovo rapporto di ricerca sul terziario realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo pensa che non si avranno effetti sull’andamento economico del settore mentre il 75,2% non teme per la propria impresa. Di contro il 12,8% pensa che l’impatto sarà al contrario molto negativo per il settore e il 4,2% è certo che l’andamento economico della propria impresa peggiorerà. Proprio in questa platea Ascom individua coloro che sono in maggiore difficoltà. Cristian Botti, presidente di Fogalco, Cooperativa di garanzia di Ascom Bergamo, aggiunge: «Non possiamo dimenticare nemmeno quella forbice di imprenditori che oscilla fra l’8,3% e il 13%, la cui domanda di credito non è stata accolta dalle banche o non ha ancora risposta. Su questi casi - spiega, - potremmo agire tramite Confidi, la cooperativa di garanzia e finanza agevolata che potrebbe intervenire».

L’attenzione sulla fine delle moratorie resta dunque alta, ma la situazione generale del settore segna comunque una ripresa. Il rapporto, i cui dati si riferiscono al secondo semestre 2021, evidenzia come l’indicatore relativo alla liquidità sia a 36 punti, in rialzo rispetto al semestre precedente e proiettato verso i 38 punti nel primo semestre 2022.

In calo la domanda di credito

Un dato incoraggiante seppur lontano dal livello 2019, quando lo stesso indice portava un valore di 60 punti. È in calo anche la domanda di credito, richiesto solo dal 32% delle aziende e, in generale, non si è avuto quel terribile impatto sulle imprese del terziario che era previsto durante i lunghi mesi di chiusura. «Assistiamo a una leggera frenata delle cessazioni di attività che nel 2020 erano state 100 e nel 2021 sono 86, ma è positivo il dato degli avvii di impresa, 85 quest’anno e assolutamente pari ai livelli pre-Covid» conclude Botti.

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