I chip di Taiwan, cruciali per Bergamo

INNOVAZIONE . Lubrano: sempre più aziende orobiche implementano l’intelligenza artificiale nella loro produzione. «L’isola al largo delle Cina è il principale produttore mondiale di semiconduttori, avere rapporti è essenziale».

Dovremmo preoccuparci dell’instabilità della filiera dei chip? A chiederselo sono gli imprenditori di Confindustria Bergamo, che prima della pausa estiva ha organizzato il seminario «Open Mind Talk» intitolato «Il lato “duro” dell’Ai. Taiwan, al cuore dei chip e della geopolitica». L’incontro ha riscosso grande successo tra gli associati, con più di cinquanta partecipanti e diverse domande arrivate al relatore - il giornalista e scrittore esperto di innovazione Filippo Lubrano - al termine dell’incontro. Obiettivo della conferenza era proprio quello di capire se anche le imprese orobiche debbano preoccuparsi dei venti di tempesta che imperversano sul settore dei semiconduttori e sul principale produttore mondiale di chip, l’isola di Taiwan. «Per quanto ci si senta al sicuro, l’industria bergamasca non è così lontana dalle turbolenze del mondo dell’hi-tech. Questo perché sempre più aziende implementano l’intelligenza artificiale nella loro produzione. Per far funzionare gli applicativi basati sull’Ia occorrono dei chip, che in gran parte sono prodotti proprio a Taiwan per conto di una sola, enorme multinazionale», spiega Lubrano all’«Eco di Bergamo».

Progettazione e manifattura

Quella multinazionale è Nvidia, azienda nata nel settore delle schede grafiche per i videogiochi e che, con il «boom» dell’intelligenza artificiale, è cresciuta fino a raggiungere una capitalizzazione di mercato di più di 4mila miliardi di dollari. «È una rivoluzione avvenuta quasi per caso. Nvidia è la maggiore produttrice globale di schede video, che si sono rivelate le componenti più adatte a gestire i software basati sull’Ia. Non era uno sviluppo previsto, ma l’azienda ha saputo sfruttarlo elaborando le soluzioni software “Cuda”, che oggi sono imprescindibili per l’intelligenza artificiale», continua l’esperto, che però specifica che «molti pensano che Nvidia produca in casa i suoi chip, ma le cose non stanno così. I suoi ingegneri si limitano alla progettazione, mentre la manifattura viene svolta da altre compagnie». La più grande di queste aziende è la «Taiwan semiconductor manufacturing company», meglio nota come Tsmc, che ha sede a Hsinchu, sull’isola di Taiwan.

Polo cruciale per l’informatica mondiale

La sola presenza degli stabilimenti di Tsmc rende Taiwan un polo cruciale per l’informatica mondiale, e dunque - attraverso il “nodo” dell’intelligenza artificiale - per l’economia tutta. Non a caso, sarà la meta dell’ultimo «Open Mind Tour» organizzato da Confindustria Bergamo nel 2025, intitolato «The chip revolution» e previsto tra il 23 e il 28 novembre. Tra le visite in programma ce n’è una al museo dell’innovazione di Tsmc (con tanto di incontro con i manager della compagnia), insieme all’università nazionale di Taipei, alla sede del produttore di smartphone Htc, all’azienda specializzata in pc Acer e al secondo grande «chipmaker» taiwanese, STmicroelectronics. «Tsmc è il più importante produttore globale di semiconduttori: da sola, realizza tra il 20 e il 30% di tutti i chip utilizzati nel mondo e ammonta a un quinto del Pil di Taiwan. Non solo: è anche la più avanzata dal punto di vista tecnologico. Oggi realizza prodotti con processo a tre nanometri e sta studiando i nodi a due nanometri.

I rivali americani e la corsa dei cinesi

I principali rivali sono ancora lontani da risultati simili: l’americana Intel è ferma a venti nanometri, mentre Samsung è più avanzata ma non ha una filiera solida. Persino le aziende cinesi faticano a stare al passo», riporta il giornalista. Pechino, infatti, è tornata a investire sulla produzione di chip con il piano “Made in China 2025”, proprio al fine di aggirare Taiwan. Ma recuperare la distanza accumulata negli ultimi trent’anni è difficile: oggi, la Cina è alla pari con gli Stati Uniti, perciò la distanza che la separa da Tsmc e STmicroelectronics è ancora enorme. «In un contesto così complesso, avere dei rapporti diretti e privilegiati con Taiwan e l’intera filiera dei chip - che restano le tecnologie abilitanti dell’intelligenza artificiale - è fondamentale per le nostre aziende. L’intelligenza artificiale - conclude Lubrano - è la nuova elettricità: non possiamo permetterci che si fermi».

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