I metalmeccanici in sciopero. Dal prefetto: «La preoccupazione è in prospettiva. Non siamo tranquilli»

Astensione di due ore nelle fabbriche metalmeccaniche venerdì 30 luglio a Bergamo e in tutta Italia. Uno sciopero e un presidio «per il lavoro» davanti alla Prefettura. I sindacati ricevuti dal rappresentante del Governo: «La preoccupazione è in prospettiva. Non siamo tranquilli - hanno detto al prefetto -. Sul territorio di Bergamo c’è una situazione positiva, ma la preoccupazione è che non abbiamo idea di come possa evolversi la situazione dopo l’estate».

Cn venerdì 30 luglio si sono concluse le due settimane di sciopero delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici contro i licenziamenti nell’ambito della mobilitazione indetta a livello nazionale: «Il lavoro non si tocca». Così la Fiom-Cgil in un comunicato. «Da Nord a Sud, in migliaia di aziende, altissima è stata l’adesione allo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori a sostegno delle richieste sindacali finalizzate a bloccare i licenziamenti, avviare i tavoli di settore, per nuove politiche industriali e per la transizione ecologica delle produzioni, per la salvaguardia dell’occupazione».

«Mai come in questa fase occorre riformare gli ammortizzatori sociali, renderli universali, incentivare la formazione e la riduzione dell’orario per favorire la redistribuzione del lavoro. Così come è necessario vincolare le risorse pubbliche destinate alle imprese a precisi vincoli sociali a partire dalla difesa dell’occupazione, al superamento della precarietà lavorativa, alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro» spiegano i sindacati.

Dopo gli scioperi di giovedì 28 luglio in tutto il territorio di Frosinone e Latina, venerdì è stata la volta dei metalmeccanici avellinesi, di Messina e del polo petrolchimico di Priolo a Siracusa mentre oggi si sono svolti gli scioperi in decine di aziende del polo industriale di Torino. E sempre oggi hanno scioperato le metalmeccaniche e i metalmeccanici dell’Abruzzo nella Provincia di Teramo, dell’Umbria a Perugia, della Campania a Napoli, Benevento, Caserta e Salerno, della Basilicata nell’area di Potenza, della Sicilia a Palermo, della Lombardia nella Provincia di Bergamo, del Piemonte a Cuneo, e infine del Trentino- Alto Adige a Bolzano e della Valle D’Aosta nel territorio di Aosta. Scioperi e braccia incrociate anche in tantissime aziende delle Marche, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. «Questo è stato solo il primo momento di una mobiitazione che intendiamo sempre più generalizzare, per riunificare le tante vertenze aperte nel Paese, per unire i metalmeccanici, per dare risposte concrete ai problemi delle lavoratrici e dei lavoratori», ha detto Francesca Re David, segretaria generale Fiom- Cgil.

A Bergamo, in particolare, i segretari generale di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil di Bergamo hanno incontrato il prefetto nella giornata dedicata allo sciopero contro i «licenziamenti selvaggi» che hanno colpito il comparto negli ultimi due mesi. «Il dottor Ricci - hanno riferito Luca Nieri, Andrea Agazzi e Emilio Lollio all’uscita dalla Prefettura - ha dato la sua solidarietà e ha detto che vigilerà sulle situazioni che dovrebbero verificarsi, anche se ha confermato il sentore che la provincia di Bergamo non presenti al momenti condizioni di particolare gravità».

«Automotive e siderurgia hanno bisogno di interventi del governo per impedire che la transizione possa cogliere impreparato un sistema che ha ancora troppi punti deboli. È inaccettabile che in un paese moderno come il nostro una crisi aziendale finisca con il funerale dell’azienda stesa. Servono azioni industriali responsabili, ma soprattutto volontà non solo di denunciare un problema, ma anche di trovare soluzioni. Sempre di più il governo deve garantire ammortizzatori sociali adeguati e politiche attive, condizioni che ci aspettiamo nel PNRR. A livello territoriale e regionale – continuano Nieri, Agazzi e Lollio -, chiediamo tavoli sociali per gestire le difficoltà che di volta in volta dovessero presentarsi. La preoccupazione è in prospettiva – hanno concluso i sindacalisti -: non siamo tranquilli».

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