Il balzo post Covid del florovivaismo, ma poco personale

IL TREND. In provincia settore artigiano in forte crescita. Confartigianato: «Il rilancio già durante la pandemia». Amore per il green e bonus aiutano, ma restano criticità.

Sarà per l’attenzione più spiccata verso l’ambiente, la volontà di migliorare l’estetica delle città e delle residenze private, ma anche per la rinnovata sensibilità al bello e la comprensione del valore del «verde» nel favorire la qualità della vita, sta di fatto che il florovivaismo conosce una stagione felice.

Lo confermano i numeri dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia che rileva come, negli ultimi cinque anni, le imprese artigiane di cura e manutenzione del verde in Bergamasca siano aumentate, passando da 398 (secondo trimestre 2018) a 506 (analogo periodo del 2023). Uno sviluppo che è anche frutto dello scarso impatto della pandemia sul comparto, come rileva il direttore di Confartigianato Bergamo Stefano Maroni: «Le forti limitazioni imposte dal Covid non hanno messo in serie difficoltà la categoria, tanto che le nostre aziende hanno ripreso quello spazio di mercato che ricoprivano precedentemente al 2020. Un aiuto, in questa direzione, è arrivato anche dallo Stato, che ha promosso l’incentivo “Bonus Verde” per favorire l’implementazione delle opere su giardini privati, terrazze, spazi verdi per una maggiore sostenibilità, conservazione e un rispetto crescente verso la natura».

L’aver relegato le persone in casa nei lockdown è stato «volano di sviluppo» anche per Nicola Zeduri, rappresentante della categoria Manutenzione del Verde di Confartigianato Bergamo. «La chiusura tra le pareti domestiche – dice - ha avuto, come contraccolpo, la ricerca di professioni che mettessero a maggior contatto con la natura, facendo riaffiorare una atavica cultura agreste. Si pensi che, durante il boom Covid, le aziende che commercializzano macchine da taglio e prodotti per il giardino hanno registrato fatturati record». A spronare lo sviluppo del settore sono stati però anche altri fattori, come la progressiva qualificazione del mestiere, oggetto di diverse normative dal 2018, l’implementazione di corsi di formazione per rispondere alla crescente richiesta di specializzazione, oltre alla maggiore attenzione e sensibilità verso la realizzazione, cura, gestione e manutenzione del verde pubblico e privato. Una panoramica confortante, che non è però esente da criticità, messe a nudo proprio dall’accesso nel comparto di nuovi player. «Proprio il loro avvento ha messo in luce complessità reali, come le difficoltà di dialogo da parte del piccolo artigiano del verde coi propri colleghi e la fatica nel condividere le esperienze. In aziende che da tempo operano nel settore è emersa inoltre la necessità di un passaggio generazionale a cui spesso non sono pronte. Un grosso problema è infatti legato alla ricerca del personale, che resta anche in questo settore molto presente».

La fatica e i sacrifici connessi con lo svolgimento di attività green, non sempre correttamente retribuite, sono infatti dei deterrenti per i giovani, alla ricerca di professioni che consentano un miglior bilanciamento tra vita e lavoro. Tra le problematiche da non sottostimare ci sono, infine, il cambiamento climatico, imponderabile ma impattante, e le sempre più stringenti norme sull’utilizzo dei fitofarmaci. Entrambe queste variabili, però, hanno stimolato la ricerca di materiali e pratiche agronomiche che permettessero alle aziende il raggiungimento degli obiettivi. I presupposti perché il settore si proietti con ottimismo verso un futuro positivo ci sono tutti e sono sostenuti dai dati. «Analizzando i numeri forniti dal nostro Osservatorio, le attese per il breve-medio periodo sono di un’ulteriore crescita e rilancio della categoria. A fare da traino saranno le necessità di promuovere una gestione più sostenibile degli spazi che ci circondano, di conservare i contesti naturali, di prevedere nuovi spazi verdi nei centri abitati e di rispondere a nuove modalità sostenibili dell’abitare», conclude Maroni. Il trend che si profila avrà ricadute positive anche in termini di occupazione, portando nuove opportunità lavorative. «Se innovazione è la parola chiave per una espansione economica – dice Zeduri - anche la formazione non è da meno. Bisogna però puntare su training mirati alla crescita professionale e non solo alla vendita. I corsi sul nostro territorio, per qualificare i professionisti del settore ci sono e sono promossi da istituti professionali con i quali abbiamo interessanti e favorevoli convenzioni».

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