Il caro spesa «spinge» l’inflazione: si spende il 20% in più di 5 anni fa

I RINCARI. L’indice dei beni alimentari è salito al 2,6%. Riempire il carrello con gli stessi acquisti a luglio 2020 costava 96 euro, ora 116. «E le confezioni sono sempre più piccole».

Le pagine del volantino sono ingiallite, ma a raccontare l’incedere del tempo è soprattutto il prezzo stampato su quell’opuscolo. Quanto costava fare la spesa una volta? Non un’era geologica fa, ma giusto cinque anni or sono: ecco, in media oggi riempire il carrello costa circa il 20% di più, ma con punte sino al +50% per alcuni prodotti, soprattutto quelli «tipici» della stagione estiva.

Una spesa che prima costava poco più di 96 euro, ad esempio, ora si paga circa 116 euro

Che i prezzi continuino a correre lo dice l’Istat. Gli ultimi dati provinciali sulla Bergamasca indicano un’inflazione annua pari all’1,8%, che sale al 2,6% se si restringe il perimetro ai soli alimentari e alle bevande analcoliche, che trascinano verso l’alto l’indice generale dei prezzi al consumo. Ma l’impressione del consumatore medio sembra suggerire un impatto maggiore, e diventa una certezza se si allarga lo sguardo temporale e se si fa una prova sul campo. Per comprendere come gli ultimi anni abbiano stravolto le abitudini di spesa ed eroso i budget familiari, è utile un salto indietro nel tempo. Recuperando un volantino di luglio 2020 di una catena di supermercati presente anche in Bergamasca con più punti vendita, e confrontando una gamma di una ventina di prodotti con i prezzi attuali (stessa marca e stessa confezione, considerando il prezzo pieno e quindi non le eventuali offerte), ecco il responso di un lustro di rincari: +20,7%. Una spesa che prima costava poco più di 96 euro, ad esempio, ora si paga circa 116 euro.

«Famiglie in difficoltà»

«Le famiglie sono sempre più in difficoltà ad affrontare la spesa quotidiana», commenta Christian Perria, presidente di Federconsumatori Bergamo.

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