Imprese, torna la voglia di assumere. Scaglia: «Più ora che prima del Covid»

Il presidente di Confindustria Bergamo: fiducia ritrovata dopo l’emergenza. Oggi soltanto il 6,2% dei nostri imprenditori teme ricadute occupazionali nel prossimo futuro.

Dopo l’inferno del 2020, le aziende bergamasche escono a riveder le stelle. «Secondo il nostro Osservatorio soltanto il 6,2% degli imprenditori teme ricadute occupazionali nel prossimo futuro. Anzi, secondo un’indagine di Unioncamere la volontà di assumere da parte delle imprese industriali sarebbe superiore ai livelli registrati nel 2019».

Il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia ha parlato della ritrovata fiducia dopo un anno di emergenza Covid nel corso di un incontro on line con il suo omologo bresciano Giuseppe Pasini, un’iniziativa del Rotary Club Bergamo Ovest in vista del tandem Bergamo-Brescia capitali della cultura 2023 che ha registrato la partecipazione di tutti i Rotary orobici, del Rotary Brescia Nord e del rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini.

«I numeri - ha sottolineato il presidente Scaglia - confermano che c’è una buona ripresa dell’industria, avvenuta già subito dopo l’estate scorsa: dopo il drammatico calo di aprile 2020, a settembre eravamo tornati a livelli pre-pandemia, nonostante alcuni settori ancora in difficoltà come l’automotive e il tessile. Ora tante aziende guardano al futuro con rinnovato ottimismo: anche una recente indagine di Ipsos mostra che il 61% degli imprenditori vede più opportunità che rischi».

Certo, le sfide da affrontare da qui ai prossimi mesi saranno molte, e non di poco peso. «Le conseguenze sociali della pandemia ancora non si sono manifestate appieno e il rancore crescente è un segnale da non sottovalutare - ha rimarcato Scaglia -. Anche le imprese hanno una responsabilità in quanto attori sociali: dovranno, in forma singola, ma anche aggregata, attraverso associazioni come la nostra, aiutare le istituzioni a gestire i cambiamenti che ci aspettano. Non sappiamo quale sarà l’impatto della crisi sui modelli di business, quali settori cresceranno stabilmente e quali dovranno rinunciare a una parte della loro forza lavoro. Da protagonisti responsabili, noi imprenditori abbiamo però il dovere di prepararci a gestire la situazione per il bene non solo delle nostre aziende, ma anche di tutta la comunità».

Per facilitare la transizione secondo i presidenti Scaglia e Pasini serviranno riforme, in primis snellire la burocrazia, «il vero male che attanaglia i cittadini e le aziende», ma anche promuovere una nuova cultura d’impresa: «Stanno diventando sempre più importanti soft skills come il senso di responsabilità, la capacità di adattamento, di far fronte al cambiamento, di saper giocare in contesti sempre mutevoli».

Bisognerà insistere sulla formazione, perché in realtà le aziende stentano a trovare le competenze di cui hanno bisogno. «Il mio cruccio principale - ha ammesso Scaglia - è proprio che, a fronte di imprese che non riescono a trovare lavoratori, ci siano situazioni di disoccupazione giovanile e disagio sociale, e purtroppo non si riesce a far dialogare questi due mondi. Ma mentre l’università ha imparato a interfacciarsi con il mondo delle imprese, la scuola superiore ancora fa fatica».

Anche a Brescia il manifatturiero è tornato in buona salute. «Sono ripartiti il lavoro e le esportazioni, nonostante le incertezze legate al forte rimbalzo delle materie prime e ai problemi sul fronte dei vaccini. Il mio ottimismo - ha puntualizzato il presidente Pasini - nasce dalla consapevolezza che la pandemia ha fatto emergere i valori fondanti dei nostri territori: il valore del lavoro e dell’impresa come patrimonio per tutta la comunità, non solo per chi ci lavora».

© RIPRODUZIONE RISERVATA