Insalata in busta a rischio, realtà orobiche in ansia

NOVITÀ . La proposta Ue impone restrizioni per gli imballaggi monouso di frutta e verdura. Le sigle agricole: «Così un intero settore in pericolo».

La lotta contro la plastica rischia di colpire il comparto quarta gamma e in particolare la Bergamasca, dove la produzione primaria di insalate vale 70 milioni euro all’anno e la coltivazione si estende su mille ettari di serre, con il 70% del prodotto che finisce in busta. La proposta di regolamento della Commissione Ue per ridurre gli imballaggi e renderli riutilizzabili o riciclabili entro il 2030, prevede infatti una riduzione delle confezioni di frutta e verdura fresca, per le quali è previsto il divieto d’uso sotto i 1,5 chilogrammi. Tra le righe viene aggiunta la specifica «a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua, rischi microbiologici o urti». Le insalate in busta si salveranno per il rotto della cuffia sfruttando le eccezioni?

«La proposta apre ad una serie di problemi - sottolinea Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo - dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, insieme ai costi per consumatori e produttori. Si rischia un effetto negativo sui consumi dove i prodotti di quarta gamma sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani. Nel 2022 si è già peraltro registrata una riduzione dell’8% per la frutta e del 10% per gli ortaggi, con un impatto pericoloso sulla salute e sulle imprese agricole già penalizzate da costi esorbitanti – conclude Brivio -. Pur condividendo la necessità di perseguire una maggiore sostenibilità dei consumi, chiediamo di correggere l’attuale proposta, eliminando i divieti per il monouso di frutta e verdura sotto i 1,5 chili».

Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo, sottolinea come «la proposta mina il confezionamento delle insalate monouso e di conseguenza rischia di distruggere un sistema costruito negli anni, con la garanzia di conservazione, tracciabilità e igiene del prodotto. In sede di Copa-Cogeca (il più forte gruppo di interesse per gli agricoltori europei), il nostro presidente nazionale Giansanti, ha già chiesto di eliminare il punto che prevede il divieto di immissione sul mercato delle quantità sotto i 1,5 chili – conclude Giavazzi -. Ci siamo inoltre mossi in sede di Tavolo ortofrutticolo nazionale, inviando anche una lettera al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida. Il rischio è un calo drastico dei consumi oltre ad uno spreco alimentare, calcolando che oggi le buste per il consumo familiare contengono da 80 a 250 grammi di insalata. Ne risente tutto il comparto, in difficoltà per i costi lievitati ed evidenziati grazie al lavoro inviato ad Ismea».

Per i produttori è stato «un fulmine a ciel sereno. La quarta gamma rappresenta al meglio la lotta allo spreco, confezionando il prodotto in base ai consumi medi delle unità familiari. La decisione avrebbe ricadute anche sul decalogo approntato dal ministro della Salute, in linea con quanto proposto dall’Oms e dalla Fao – concludono gli operatori - che raccomanda l’assunzione di 400 grammi di frutta e verdura commestibili, con circa 5 porzioni al giorno».

La proposta Ue non toccherebbe la quarta gamma, ma coinvolgerebbe tutta l’ortofrutta e altri comparti. «Produciamo, tra le altre cose, torroni e cioccolato – fa presente Laura Donghi della Quaranta di Caravaggio –: non riesco ad immaginare cosa accadrebbe nel nostro caso».

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