Insolvenza, a rischio una società su quattro: Bergamo più virtuosa

SCENARIO. Si aggrava il quadro per le società di capitale. Ma il trend di crescita provinciale delle realtà in «rosso» risulta comunque inferiore a quello italiano e lombardo.

La buona notizia è che il numero delle imprese bergamasche a rischio insolvenza ha un trend di crescita inferiore a quello italiano e lombardo, la cattiva che una società di capitali su quattro è classificata a rischio. È quanto emerge da Business Scan, piattaforma sviluppata da SevenData, società focalizzata sulle soluzioni di data marketing, che analizza il rischio insolvenza a 12 mesi delle imprese.

Per realizzare il nostro rating – spiega Fabrizio Vigo, fondatore e ceo di Sevendata - esaminiamo i bilanci aziendali, oltre agli elementi strutturali delle imprese e del management e numerosi altri dati settoriali e territoriali delle aziende. Il rating, strutturato in 7 classi di solvibilità, classifica le imprese più solide al primo livello e si scende di classe al diminuire dalla solidità aziendale. In quinta troviamo le imprese a rischio solvibilità medio-alta, in sesta quelle a rischio solvibilità alta e in settima imprese in default o che hanno in essere procedure concorsuali, eventi pregiudizievoli, pignoramenti.

Secondo l’analisi condotta da Sevendata a gennaio 2024 su oltre 25 mila società di capitali di Bergamo e provincia 6.200 sono classificate a rischio insolvenza (24%), come dire che una azienda su quattro incontra seri problemi a rispettare gli impegni finanziari. Ciononostante, le imprese orobiche risultano tra le più virtuose della regione, dopo Lecco e Sondrio (22%), e ben al di sotto di Milano che ha il 30% delle aziende a rischio, al pari di Lodi. La Lombardia presenta una media di aziende a rischio pari al 28%, di poco inferiore alla media italiana (29%).

Liquidazioni raddoppiate

Allargando lo sguardo all’intero panorama delle imprese bergamasche (società di capitali, di persone, individuali, ecc.) i dati raccolti dalla Camera di commercio mostrano che nel 2023 sono raddoppiate rispetto all’anno precedente le procedure di scioglimento e liquidazione (da 1067 a 2273) e moltiplicate di quasi sette volte quelle della crisi di impresa. Quest’ultima è una procedura introdotta dal Codice della crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, entrato in vigore il 15 luglio 2022, con l’obiettivo di facilitare alle imprese e agli imprenditori sani di prevenire l’insolvenza di fronte a difficoltà finanziarie o eventi imprevedibili, dando agli imprenditori insolventi una seconda opportunità.

La provincia di Bergamo – afferma Vigo - sia in termini di incidenza di imprese a rischio, sia in termini di crescita dello stesso dimostra una certa resilienza e solidità anche superiore ad altre province, anche numericamente più importanti. La rapida crescita delle procedure di crisi è certamente determinata dalla attuazione così recente dello strumento (dopo che era stato a lungo «congelato») che personalmente ritengo essere molto funzionale a prevenire le situazioni di crisi prima che diventino conclamate.

Secondo l’analisi di Sevendata, oggi Bergamo è tra le provincie lombarde con la più bassa crescita di imprese (società di capitale) a rischio di insolvenza pari a +1,9%, dopo Lodi (+1,7%), Como e Lecco (+1,5%). Con un trend di crescita pari al 2% sono Brescia e Varese. Milano registra uno dei valori più alti di rischio (+2,9%) ma la peggiore tra le lombarde è Cremona con un tasso di crescita di società a rischio pari a 3,2%.

Il tessuto economico bergamasco – commenta Vigo – che ho conosciuto bene quando lavoravo per una grande azienda di Bergamo ha basi molto solide, anche dal punto di vista finanziario quindi, anche quando sono venute meno le misure di sostegno del periodo Covid, si è trovato con dei fondamentali sostanzialmente sani. Inoltre, la capacità imprenditoriale di rispondere prontamente e riadattarsi anche in congiunture negative è un tratto distintivo degli imprenditori bergamaschi.

L’analisi Sevendata a livello settoriale evidenzia che le attività bergamasche più esposte a rischio insolvenza sono le immobiliari (44,7%) seguite da quelle di fornitura di energia (35,7%), e costruzioni (31,1%) in perfetta coincidenza con i dati lombardi (43,7%,41,3% e 38,1%). Tra quelle più solide, oltre a società di fornitura di acqua (10,7% a Bergamo e 18,7% in Lombardia), vi sono le attività manifatturiere (17,9% e 22,6%).

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