La mosca attacca le olive e condiziona la raccolta nel Sebino

I PRIMI DATI. Il calo della produzione oscilla fra il 30 e il 50%. Ma la resa della frangitura risulta in crescita del 15%.

La raccolta delle olive sul Sebino è ormai al termine e i primi dati degli addetti ai lavori indicano un netto calo di produzione. Olivicoltori, frantoiani, agronomi, associazioni di categoria lamentano perdite consistenti, con una forbice che oscilla fra il 30 e il 50% e in alcuni casi sale anche fino al 70%.

La stagione olivicola 2025 sui laghi lombardi è stata infatti condizionata dal pesante attacco della mosca olearia, che in generale ha colpito tutto il Nord, la cui diffusione è stata favorita dall’andamento climatico: un anno umido e temperature molto basse hanno fatto proliferare il minaccioso insetto parassita.

Soddisfacente la frangitura

Per contro, a detta di tutti, la resa della frangitura risulta essere soddisfacente. Secondo Confagricoltura Brescia, che monitora anche il lago di Garda, «rispetto all’anno scorso, è in crescita del 14-15%». Purtroppo però chi non ha fatto i trattamenti con continuità raccoglierà ben poco o quasi nulla, mentre le perdite saranno più ridotte per chi ha trattato le piante con costanti cure.

«Oggi la coltivazione di un uliveto richiede delle buone pratiche agronomiche che devono essere costanti e frequenti, considerati i cambiamenti climatici in corso, i parassiti e le malattie fungine - spiega Silvestro Danesi, vicepresidente dell’Associazione olivicoltori Sebino bergamasco che annovera 240 iscritti -. I trattamenti biologici, per esempio, sono meno efficaci rispetto a quelli chimici e quindi richiedono all’olivicoltore una frequenza applicativa più consistente e continuativa. Se non segui i protocolli con puntualità, rischi di compromettere l’intera produzione dell’uliveto come è capitato a qualcuno. E le buone pratiche devono riguardare l’intero ciclo produttivo dell’ulivo».

«Chi coltiva ulivi - aggiunge Danesi - è abituato alle annate altalenanti, alle rese basse e di conseguenza a poca redditività. L’azzeramento della produzione, però, può indurre ad abbandonare gli uliveti stessi, con una ricaduta molto negativa sull’ambiente, sul turismo e su tutto ciò che ruota attorno a questa filiera. Riguardo alla qualità dell’olio evo Sebino, saranno le analisi chimiche e sensoriali a decretarla».

La situazione degli uliveti

Sono in sofferenza anche gli uliveti di Monte Isola, dove si accusa una perdita intorno al 70%. «Un disastro - dichiara l’ex sindaco Fiorello Turla - tant’è che alcuni non hanno neppure messo le reti per raccogliere le olive». Gli fa eco Francesca Zampatti, che quest’anno gestisce il frantoio di Carzano: «La produzione è molto scarsa. La raccolta delle olive sta per finire e finora ho franto circa 50 quintali di olive. Penso che non supererò i 100. È invece in controtendenza la resa che è aumentata».

Aumento confermato da Rossella Guerini, rappresentante degli olivicoltori di Confagricoltura Brescia: «La stagione è andata molto bene fino all’arrivo della mosca, che ha compromesso le olive con un calo nelle quantità ma rese decisamente buone». Stante la situazione, la disponibilità di olio evo del Sebino sarà limitata con conseguente impennata dei prezzi.

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