Lampa, acquisizioni in Toscana: «Pronti a nuove operazioni»

Accessori moda. Ha appena festeggiato 50 anni, ma sta vivendo una nuova giovinezza. Nata nel 1972 come azienda familiare in quello che un tempo era il distretto dei bottoni, oggi Lampa di Grumello del Monte è un gruppo da 300 dipendenti e 150 milioni di fatturato che produce accessori per abbigliamento, calzature e pelletteria dei più importanti marchi internazionali del lusso.

Sei anni fa le redini dell’azienda sono passate dalle mani del fondatore, Dorino Bertoli, 69 anni, oggi presidente onorario, ai figli Mirko, 44 anni, e Luca, 40, che da amministratori delegati hanno spinto sull’innovazione, pur conservando lo spirito artigianale di una volta in fatto di attenzione alla qualità, alle persone, al territorio.

Dopo l’ingresso nel fondo di private equity milanese White Bridge alla fine del 2021, nell’ultimo anno Lampa ha realizzato ben cinque acquisizioni inglobando le fiorentine Obi Bigiotterie, Scaf, Iab, Conti & Vannelli e PF, che portano in dote un patrimonio di know how nel campo delle lavorazioni in argento, ottone, zama, della pressofusione, della progettazione di stampi e delle torniture. Le realtà toscane si aggiungono ai siti produttivi bergamaschi di Lampa, tre a Grumello del Monte, dove sorge la sede storica, e uno a Telgate, ora accomunati da un unico logo, che da soli occupano circa 130 persone. «Dalla tradizionale produzione di bottoni ci siamo spostati nel mondo del lusso quando un grande nome dell’alta moda ci ha spinti a studiare le resine, che produciamo con il colore in pasta - racconta Mirko Bertoli -. Nel corso degli anni siamo stati avvicinati da diversi fondi che volevano investire su di noi, ma parlavano solo di numeri. Mio fratello e io, invece, avevamo in mente un progetto industriale nel quale ha creduto il fondo di private equity Cronos Capital Partners, che nel 2019 ha comprato il 70% delle quote di Lampa».

Gli obiettivi che Cronos e la famiglia Bertoli si erano dati in cinque anni sono stati raggiunti nella metà del tempo, nonostante il Covid di mezzo. A quel punto Lampa, in accordo con Cronos, ha cercato un nuovo private equity che potesse farla crescere ancora. «Così è arrivato White Bridge, che ha rilevato il 100% delle quote - continua Bertoli -. Noi, però, volevamo avere ancora potere decisionale all’interno dell’azienda, perciò abbiamo reinvestito in White Bridge tutto il capitale e con il fondo abbiamo iniziato una politica di acquisizioni che continuerà nei prossimi anni. L’obiettivo? Diventare il maggior gruppo italiano di accessoristica per il mondo del lusso».

Nel 2020 Lampa è diventata una B Corp, prima azienda ad ottenere questa certificazione nel settore degli accessori per l’alta moda. «Miriamo a una produzione sempre più leggera in termini di impatto ambientale - fa presente Bertoli - a cominciare dall’uso di un impianto idrico a circuito chiuso che raccoglie l’acqua piovana e depura e riutilizza quella necessaria in produzione. Inoltre ricicliamo o reimmettiamo in produzione il 50% degli scarti, mentre puntiamo al risparmio energetico grazie a macchinari di ultima generazione e all’utilizzo di energia derivante dall’impianto fotovoltaico aziendale e dal geotermico».

Lampa è certificata Grs (Global Recycle Standard) e l’80% dei materiali usati deriva dal riciclo. «Siamo già pronti per la nuova normativa europea per il tessile sostenibile che l’Unione si appresta a varare entro il 2024 - sottolinea Bertoli -. Ormai anche il mondo del lusso è sempre più attento alla sostenibilità e si arriverà ad avere microchip su ogni prodotto per poter tracciare e smaltire in maniera corretta ogni componente».

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