L’industria bergamasca cresce ancora, ma gli ordini si fermano - I dati

La congiuntura. L’industria rallenta ma resta positiva, frenata delle commesse. Meccanica ok, chimica peggiora. Mazzoleni: «Prospettive non buone, le aspettative degli imprenditori risentono del forte clima di incertezza».

Avanti, ma con un futuro già scritto che evidenzia un brusco rallentamento. Così si può sintetizzare l’esito della produzione manifatturiera bergamasca nel terzo trimestre, secondo i dati forniti dalla Camera di commercio di Bergamo. In sostanza la variazione è ancora positiva sia per l’industria con +1,1%, a fronte di un +5,1% su base annua (e qui si evidenzia il rallentamento) sia per l’artigianato (+0,9%), ma questa trend deve fare i conti sia con la corsa dei costi produttivi, sia soprattutto con lo stop degli ordinativi futuri che fatalmente condizionano le aspettative degli imprenditori, che entrano in territorio negativo.

Tornando alla situazione attuale, si conferma l’importante resilienza della manifattura bergamasca nell’affrontare una situazione economica sempre più complicata a seguito dell’impennata dei costi energetici, dell’inflazione in rapida accelerazione e delle politiche restrittive messe in atto dalle banche centrali. Tra i vari settori, il principale contributo alla crescita proviene dalla meccanica, che rappresenta anche il comparto più rilevante dal punto di vista dimensionale, oltre che dall’abbigliamento e dalla carta stampa; la gomma-plastica evidenzia invece un incremento su base annua inferiore alla media mentre la chimica svolta in negativo.

La frenata riguarda sia la domanda interna che quella estera, ma appare più marcata sui mercati internazionali, dove la forte crescita dei costi produttivi rischia di far perdere competitività all’industria bergamasca

Sul fronte della reperibilità dei materiali, la situazione sembra in miglioramento dopo le interruzioni e strozzature del recente passato. Le valutazioni sulle scorte di materiali per la produzione vedono tornare una prevalenza di giudizi di eccedenza (saldo pari a +5,8), mentre per i prodotti finiti le indicazioni restano orientate in maggioranza verso una situazione di scarsità (saldo pari a -2,2), ma in misura meno marcata rispetto ai trimestri precedenti. Le brutte notizie, come detto, giungono dagli ordini, con una variazione congiunturale nulla dopo due anni di segni positivi. La frenata riguarda sia la domanda interna che quella estera, ma appare più marcata sui mercati internazionali, dove la forte crescita dei costi produttivi rischia di far perdere competitività all’industria bergamasca.

Occupazione ancora positiva

Nonostante ciò resta ancora positiva la tendenza occupazionale: il saldo del numero di addetti tra fine e inizio trimestre è pari al +0,5% proseguendo il trend crescente in corso dal 2021, mentre l’utilizzo della cassa mostra un lieve incremento, con la percentuale di imprese che dichiara di utilizzarla che passa dal 4,2% al 5,3%, sebbene la quota sul monte ore complessivo rimanga modesta (0,6%).

«Nonostante tutto, la produzione industriale ha registrato ancora una volta una crescita congiunturale. Certo, le prospettive non paiono buone e le aspettative degli imprenditori risentono del clima di forte incertezza che rende di fatto impossibile ogni previsione»

Nonostante il quadro in chiaroscuro, il clima di fiducia degli imprenditori industriali conferma il quadro poco ottimista già delineato lo scorso trimestre: le aspettative mostrano infatti saldi tra previsioni di crescita e diminuzione negativi per tutte le variabili considerate (dalla produzione, a soprattutto la domanda interna ed estera, con l’eccezione dell’occupazione, dove il valore rimane positivo, seppur in progressiva riduzione. Il commento del presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni, è necessariamente cauto: «Nonostante tutto, la produzione industriale ha registrato ancora una volta una crescita congiunturale. Certo, le prospettive non paiono buone e le aspettative degli imprenditori risentono del clima di forte incertezza che rende di fatto impossibile ogni previsione». D’altro canto Mazzoleni evidenzia anche che, «i prezzi delle materie prime si stanno riassorbendo e le catene di fornitura iniziano a operare con minori discontinuità: i margini di profitto delle imprese tornano ad allargarsi. Per quanto riguarda l’artigianato presenta una variazione di ordini positiva, ma subisce maggiormente il costo dei rincari».

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