
Economia / Bergamo Città
Giovedì 31 Luglio 2025
Per Intesa semestrale oltre le attese. «Quest’anno ai soci oltre 8,2 miliardi»
I NUMERI. L’a.d. Messina: «Vogliamo che il risultato rimanga invariato per i prossimi vent’anni». «Impatto dazi: non percepiamo minacce particolari grazie all’elevata redditività delle imprese».
Intesa Sanpaolo chiude la prima metà del 2025 con numeri da primato e svolta in Borsa guadagnando il 4,39%. L’utile netto al 30 giugno si attesta a 5,2 miliardi di euro, in crescita del +9,4% rispetto ai 4,77 miliardi dello stesso periodo del 2024, con un secondo trimestre chiuso a 2,6 miliardi (+4% su base annua). Per l’amministratore delegato Carlo Messina, «il miglior semestre di sempre».
L’obiettivo a chiusura del 2025 è di portare l’utile netto «ben oltre i 9 miliardi di euro»
«La guidance è stata migliorata - sottolinea Messina nella conference call con gli analisti, e Intesa Sanpaolo vede «consolidarsi un ruolo unico tra le grandi banche europee, essendo in grado di raggiungere un Roe (l’indice economico sulla redditività del capitale) del 20% e mantenerlo nel tempo».
Al centro della strategia c’è anche la remunerazione degli azionisti, elemento chiave del modello di business della banca. Solo nel primo semestre sono maturati 3,7 miliardi di dividendi, di cui 3,2 miliardi destinati all’acconto che verrà distribuito a novembre. A questi si aggiungono i 2 miliardi del buyback lanciato a giugno, portando il ritorno complessivo agli azionisti, per l’intero anno, «ad almeno 8,2 miliardi», mentre ulteriori distribuzioni di capitale «saranno quantificate a fine esercizio».
Segnali di crescita organica
La banca, intanto, mostra segnali di crescita organica solida e ricavi trainati da «interessi netti resilienti, con una guidance per il 2025 ben oltre il livello del 2023 e ulteriore crescita attesa nel 2026», secondo l’amministratore delegato.
Nonostante la fase di consolidamento in atto nel sistema bancario italiano, Messina ribadisce
«Quello che avviene in Italia l’ho definito da far west e posso dire che non mi piace. Lo stile di Intesa Sanpaolo è completamente diverso».
la posizione netta del gruppo sul tema acquisizioni: «Non cambierò idea sulla volontà di non entrare nel processo di consolidamento del settore bancario italiano. La nostra attitudine è stare assolutamente fuori, anche perché avremmo rilevanti problemi antitrust in Italia». E aggiunge: «Quello che avviene in Italia l’ho definito da far west e posso dire che non mi piace. Lo stile di Intesa Sanpaolo è completamente diverso».
Clientela e prestiti
Messina si è detto inoltre soddisfatto dell’evoluzione della clientela e dei prestiti, che tornano a crescere, «anche grazie alla riduzione della pressione competitiva derivante da questa folle propensione alle operazioni di acquisizione che abbiamo visto negli ultimi mesi in Italia».
Se su questo fronte Intesa Sanpaolo resta alla finestra, la strategia del gruppo si concentra, invece, sulle persone. «Abbiamo fatto una campagna acquisizioni di chi non voleva rimanere in banche di medie dimensioni e voleva lavorare in una banca percepita come tripla A dai clienti - racconta l’amministratore delegato -. Continueremo così anche nei prossimi trimestri, anche perché questa saga incredibile continuerà ancora».
Un nuovo piano d’impresa
Il focus dell’istituto ora si sposta sul nuovo piano industriale, in fase di costruzione. «Stiamo lavorando al nuovo piano d’impresa. Vogliamo che il risultato rimanga invariato per i prossimi vent’anni», annuncia Messina, con la capacità di garantire agli azionisti un «rendimento sostenibile per sempre».
«Abbiamo fatto una campagna acquisizioni di chi non voleva rimanere in banche di medie dimensioni e voleva lavorare in una banca percepita come tripla A dai clienti»
Per il numero uno di Intesa Sanpaolo «il nostro modello di business è quello giusto e rimarrà sostanzialmente lo stesso: gestione patrimoniale, protezione, consulenza, raccolta di asset».
Sullo scenario internazionale e le possibili minacce derivanti dai dazi, Messina si dice sereno: «Abbiamo condotto uno studio sull’impatto settore per settore. Non percepiamo minacce particolari, grazie all’elevata redditività delle aziende italiane e all’alto livello di depositi che detengono presso il settore bancario».
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