Pil bergamasco a 37,3 miliardi, in un anno cresciuto dell’8%

IL TREND. Secondo i dati 2022 Tagliacarne-Unioncamere la nostra provincia si conferma nella Top 20 italiana. Il valore aggiunto pro capite a +6,4% sfiora i 34mila euro. L’edilizia cresciuta del 48% rispetto al periodo pre-Covid.

L’onda lunga del Covid sull’economia è stata ormai assorbita, anche nella terra più colpita dalla pandemia. La ripartenza e la ripresa è immortalata ora anche dal Centro studi Tagliacarne e Unioncamere, che hanno diffuso i nuovi dati – riferiti al 2022 – sulla «misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale»: il valore aggiunto pro capite della provincia di Bergamo – in altri termini, l’equivalente su scala locale del Pil pro capite – nel 2022 si è avvicinato ai 34mila euro, superando i valori del 2019 (l’anno pre-Covid).

Il report indica infatti che il valore aggiunto pro capite della Bergamasca è pari a 33.779 euro e rispetto al 2021 è cresciuto in maniera importante, +6,4%, attestandosi al 19° posto nella «Top20» nazionale, cedendo solo una posizione rispetto al 18° posto del 2019. In sostanza, appunto, l’economia bergamasca ha smaltito le tossine del «contagio economico» di quel che è avvenuto in particolare nel 2020. Scavando nei dati del Centro studi Tagliacarne, infatti, il valore aggiunto pro capite del 2019 era pari a 30.591 euro.

Le costruzioni trascinano la ripresa

A trascinare la ripresa è stato soprattutto il settore delle costruzioni. I dati disaggregati elaborati dal Centro studi Tagliacarne-Unioncamere indicano che il valore aggiunto delle costruzioni nella Bergamasca è cresciuto del 12,1% tra 2021 e 2022 e addirittura del 48,5% rispetto al 2019 (il pre-Covid), evidentemente per il noto mix tra Superbonus e appalti (Pnrr in primis); più lenta – ma vicina al 2019 – la ripartenza dei «servizi di base», il cui valore è dell’8,8% nel 2022 rispetto al 2021, anche se rispetto al pre-Covid si osserva ancora una contrazione dell’1,9%. Ma quanto «pesa» quindi in tutto l’economia bergamasca? Moltiplicando i 33.779 euro pro capite per il numero di residenti, emerge così che l’economia della provincia di Bergamo vale quasi 37,3 miliardi di euro, in aumento di quasi tre miliardi rispetto ai 34,4 miliardi del 2021.

La fotografia nazionale

Osservando la fotografia nazionale, per Andrea Prete, presidente di Unioncamere, «l’analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza anche a livello territoriale sia rappresentato dall’avere più motori di crescita. In particolare, guardando alle performance provinciali due sembrano quelli più rilevanti: un sistema industriale saldo e interconnesso e una capacità di attrarre e far crescere la filiera dei servizi collegata al turismo». La ripresa recente è stata accompagnata appunto dal «buon andamento dell’edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L’apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo. In una fase di rallentamento che interessa l’economia europea dobbiamo perciò valorizzare queste caratteristiche per poter continuare a competere con successo», aggiunge Prete.

Un Paese diviso in due

I nuovi dati del Centro studi Tagliacarne e di Unioncamere confermano un Paese spaccato in due: è sempre il Centro-Nord la locomotiva economica del Paese, con un podio composto da Milano (55.483 euro pro capite di valore aggiunto, in testa da oltre vent’anni), Bolzano (49.177 euro) e Bologna (41.737 euro); Roma è ottava (37.546 euro), e per trovare un altro territorio del Centro-Sud occorre scendere fino al 31° posto di Ancona (31.328 euro), mentre sul fondo della classifica ci sono Agrigento (15.665 euro), Cosenza (15.794 euro) e Trapani (16.258 euro

La Lombardia

Restringendo il campo alla sola Lombardia, Milano è appunto in testa, poi ecco quasi appaiate Brescia (33.905 euro, 18° posto nazionale) e Bergamo (staccata di una posizione, e di poco più di 100 euro pro capite, da Brescia), che precede Cremona (32.943 euro, 22° posto nazionale) e Mantova (31.527 euro, 30° posto).

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