Quel lavoro senza risposte: «Cento posti pronti, solo sette assunzioni»

Fra.mar cerca operai specializzati con una buona paga iniziale, ma non trova nessuno. Il dg Maffeis: «Costretti a rimandare le commesse».

Colloqui fissati che vanno deserti, addirittura personale pre-assunto che non si presenta sul posto di lavoro il primo giorno. Sullo sfondo, in alcuni casi, la convenienza di ricevere sussidi statali anziché doversi rimettere in gioco. Succede realmente e in questo momento, così delicato per il post-pandemia, a una realtà consolidata sul territorio come Fra.mar, la ben nota «industria del pulito», presente da oltre 50 anni sul mercato che, in queste settimane sta faticando non poco per trovare un centinaio di addetti, 60 per la Bergamasca. «In tanti anni non mi era mai successo di assistere a una cosa del genere - commenta il direttore generale Simone Maffeis, -: lo scorso venerdì, per fare un esempio, avevamo in programma 20 colloqui ma si sono presentati solo in due. Al momento, le assunzioni sono state solo sette». Fra.mar sta cercando decine di lavoratori stagionali, ma ciò non significa che chi entra in azienda in questo periodo non abbia poi la possibilità di consolidare il suo contratto con un tempo indeterminato, come spiega il direttore generale: «Abbiamo sempre avuto picchi tra aprile e agosto, dovuti ad un aumento delle attività, in questo periodo il lavoro sta aumentando e l’anno prossimo apriremo una nuova sede a Pedrengo. Siamo in espansione e almeno un terzo degli stagionali dell’anno scorso sono rimasti, perchè cerchiamo personale da integrare in maniera fissa».

La società con sede a Costa di Mezzate lavora per altrettante importanti realtà del territorio tra cui Siad, Abb, Oriocenter, Kilometro Rosso, Accademia Carrara, e capita che alcuni dipendenti vengano poi assunti direttamente dalle aziende con cui collabora, come spiega Maffeis: «È capitato in passato e succede ancora, mulettisti, persone che sanno lavorare su piattaforme aeree o che operano nella manutenzione impianti sono richiesti, ma in questo periodo tutti hanno grossissimi problemi a trovare personale». Eppure lo stipendio di un operaio specializzato raggiunge quasi subito i 1.200 euro netti e l’azienda riconosce tutti i benefit del lavoro sulle piattaforme, dei turni notturni e feriali.

Frenati dai sussidi

Il problema sembra essere la scarsa propensione all’impegno lavorativo generata anche dalla convenienza a non rinunciare a sussidi come il reddito di cittadinanza. «Non è un’esagerazione, in alcuni casi qualcuno al colloquio ce lo ha detto chiaramente - spiega Maffeis, -: noi non chiediamo nessun background particolare a parte quello del corretto uso della lingua italiana per questioni di sicurezza, offriamo formazione e un lavoro che può evolvere in un tempo indeterminato, con la possibilità di prendere i patentini per piattaforme e muletti, eppure non troviamo comunque personale».

La situazione è tragica, coma la definisce il direttore generale, ma non riguarda solo la Bergamasca: «Operiamo in 16 regioni d’Italia e abbiamo problemi in Puglia, Lazio, Sardegna». L’azienda ha attivato tutti i canali possibili, non solo le agenzie per l’impiego, ma anche sindacati, patronati e parrocchie. «Sono arrivato a inviare whatsapp a chi conosco, segnalando che cerchiamo personale -conclude Maffeis -. Al momento, con un centinaio di colloqui e 15 pre-assunzioni, l’azienda è riuscita ad assumere soltanto 7 persone e nel frattempo si trova costretta a rinunciare o rinviare alcune commesse».

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