«Riorientare i consumi per ridurre i blackout»

ENERGIA. L’a.d. di Octopus Energy: «Ok le rinnovabili, ma serve un cambio di mentalità nella gestione della rete».

Investire in rinnovabili, sì, ma pure in meccanismi di flessibilità e in cultura, per ridurre i rischi sulla rete elettrica e aumentare il risparmio in bolletta. Secondo Giorgio Tomassetti, amministratore delegato di Octopus Energy Italia, è possibile. E soprattutto necessario di fronte all’impatto del cambiamento climatico e ad eventi meteo estremi sempre più frequenti.

Serve una transizione energetica

La compagnia energetica, una delle principali fornitrici italiane da fonti rinnovabili e con una forte presenza anche in Bergamasca (al 16° posto tra le province per grado di penetrazione della società, con un’utenza dinamica dall’età media di 50 anni), dopo i fenomeni di maltempo di questi giorni e i blackout che hanno colpito Bergamo negli scorsi mesi, rilancia la sfida della transizione energetica.

«Serve un cambio di paradigma, da una parte sensibilizzando la popolazione, ma dall’altra bisogna che ci sia una riflessione profonda da parte di chi gestisce la rete e delle compagnie energetiche. Ci vuole più coraggio negli investimenti, da anni ormai la direzione è chiara ed è quella dei pannelli fotovoltaici e delle energie rinnovabili. Dobbiamo renderci conto che il tempo a disposizione non è illimitato e accelerare la transizione energetica con i fatti», dice l’a.d.

Da anni infatti Octopus Energy cerca di stimolare la propria utenza a consumi più responsabili attraverso sistemi di flessibilità. In parole povere ad orientare i consumi domestici. «Si può fare in tanti modi e tutti possono farlo» afferma Tomassetti, che spiega i tre meccanismi ideati dall’azienda per incentivare la riduzione delle utenze domestiche in orari critici o per modularli tramite la tecnologia: «Il primo è applicando tariffe intelligenti, che abbassano il costo dell’energia anche del 50% se il consumo viene orientato in fasce diverse da quelle di punta. Il secondo metodo sono gli «Energy Break», cioè la richiesta agli utenti di ridurre i consumi nelle ore in cui la rete è più sovraccarica, fino al 40%, a fronte di uno sconto di 2 euro in bolletta. L’ultimo strumento infine è dato da tecnologie ed algoritmi, che consentono ad esempio di gestire da remoto i tempi di ricarica di veicoli elettrici o altri dispositivi». Modalità che ingaggiano direttamente il cittadino permettendogli di contribuire in modo concreto alla riduzione dell’inquinamento diminuendo anche le spese a fine mese. «Il riscontro che abbiamo è che la gente è contenta di partecipare attivamente, e i risultati per la rete sono incredibili», commenta Tomassetti, che tuttavia rimarca: «A Bergamo la flessibilità domestica però non è diffusa, mentre un sistema come quello di oggi e soprattutto di domani impone di usare ogni risorsa disponibile».

«Quello che manca è la pianificazione di reti elettriche più intelligenti, bidirezionali e, ancora una volta, alimentate da fonti green»

Gli episodi di blackout di quest’estate - prima a causa dell’ondata di caldo estremo e poi per le pesanti piogge e raffiche di vento - a suo giudizio lo dimostrano: «Il cambiamento climatico sta rendendo sempre più frequenti fenomeni meteo estremi che non solo mettono sotto pressione il sistema elettrico, ma provocano danni fisici alle infrastrutture, come la rottura dei cavi».

Il cambiamento climatico sta rendendo sempre più frequenti fenomeni meteo estremi che non solo mettono sotto pressione il sistema elettrico, ma provocano danni fisici alle infrastrutture, come la rottura dei cavi»

Ecco allora che da un lato, se si parla di caldo, per Tomassetti si tratta «di un errato bilanciamento della rete tra la domanda e l’offerta di energia», ossia una sproporzione generata dall’aumento dei consumi in estate per l’azionamento massivo dei condizionatori. Dall’altro, in generale, quello che manca è la pianificazione di reti elettriche più intelligenti, bidirezionali e, ancora una volta, alimentate da fonti green: «In una rete lineare la rottura di un solo punto può generare un’interruzione su vasta scala - conclude Tomassetti -. Ma una rete distribuita e con più nodi di produzione, idealmente da fonti rinnovabili, può invece adattarsi meglio, riducendo i rischi e garantendo continuità nel servizio».

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