Stranieri, il terziario cambia: meno cinesi e più sudamericani

L’IDENTIKIT. I dati delle nuove imprese aperte nel primo semestre 2023 nel mondo del commercio, del turismo e dei servizi. Tanti i giovani (52%), in crescita le donne. Albanesi e marocchini attivi nelle vendite d’auto. Fusini (Ascom): «Il commercio on line è dominante».

Sono soprattutto sudamericani, asiatici e albanesi gli stranieri che nel primo semestre 2023 hanno aperto nuove imprese nel mondo del commercio, del turismo e dei servizi nella Bergamasca. Un piccolo esercito di persone giovani (il 52,4% non ha ancora compiuto 40 anni e l’85% ne ha meno di 50) ingrossato da sempre più donne (il 39,8%, +6,8%), in aumento anche rispetto al totale delle imprese femminili bergamasche.

Secondo un’indagine dell’Ufficio studi di Ascom Bergamo fra gennaio e giugno di quest’anno sono aumentati gli imprenditori albanesi (+5,2% rispetto alla media) e sudamericani (+3,6%), mentre sono calati i cinesi (-3,7%) e ancor più gli africani (-11,5%), pur restando forte la quota dei nordafricani, in particolare marocchini, che rappresentano il 25,2% del totale. Gli europei sono invece il 20,9%, indiani e pakistani il 13,1%.

La geografia delle imprese cambia perché è cambiato lo scenario economico: i cinesi scelgono ancora bar e ristoranti, spesso sostituendo connazionali, e aprono anche attività nei grandi punti vendita del commercio non alimentare; albanesi e marocchini sono attivi nella compravendita di auto; russi e ucraini si lanciano nella ricettività extralberghiera; indiani e pakistani aprono minimarket di alimentari o macellerie islamiche. Le donne, poi, preferiscono aprire bar o dedicarsi alla ricettività extralberghiera e al commercio elettronico. I giovani under 40 invece, spesso aprono ristoranti, ma si dedicano anche ai servizi porta a porta, all’e-commerce o alla compravendita auto per l’estero.

Quasi la metà nel commercio non alimentare

Quasi la metà (45,1%) delle imprese straniere presenti nella Bergamasca è attiva nel commercio non alimentare, il 26,2% nella somministrazione e ricettività, il 15,5% nei servizi, l’11,2% nel commercio alimentare e solo l’1,9% nell’attività ambulante, che rispetto alla media ha subito un crollo verticale (-23,3%),

«Dieci anni fa uno straniero su due era marocchino e apriva un’attività da commerciante ambulante, mentre i cinesi compravano bar - evidenzia il direttore di Ascom Bergamo, Oscar Fusini -. Oggi arrivano più asiatici e sudamericani e la tendenza all’apertura di bar e ristoranti persiste, ma più per un effetto di sostituzione, come pure l’avvio di negozi non alimentari e alimentari».

Un altro dato interessante per Fusini è che «il commercio on line la fa da padrone anche per gli stranieri, mentre la crisi della filiera dell’auto ha spinto all’apertura di imprese per esportare auto usate nei Paesi in via di sviluppo».

In pianura il 27,2%

Le imprese straniere nate nel primo semestre 2023 sono ubicate principalmente in pianura (27,2%), seguono città (19,9%, +2,6% rispetto alla media di quelle già esistenti), hinterland (16,5%, -2%) e Isola bergamasca (14,6%, +3%). In calo anche Val Seriana e Val di Scalve (-3,5%). «Se la pianura è il luogo di insediamento sempre frequente e cresce anche la città - spiega Fusini - i due fattori chiave sono la comunità di accoglienza e la disponibilità di alloggi, che oggi determinano probabilmente le scelte e anche i processi di integrazione».

«La trasformazione in atto nell’autoimprenditorialità degli stranieri nel nostro territorio è profonda - commenta Fusini -. Ad eccezione dei marocchini, il cui flusso resta costante, si modificano infatti le consistenze della nazione di origine e il settore di sbocco degli stranieri. Questo avviene per diversi fattori: non credo a una provenienza di flussi quantitativamente diversi dai Paesi di origine; penso invece che su un tempo sufficientemente lungo andrebbero esplorate la propensione all’autoimprenditorialità che cambia nel tempo, specie a seconda del ciclo economico, la disponibilità di posti di lavoro come dipendente, cresciuta nel nostro territorio, e l’attrattività di alcune attività del terziario, che negli ultimi anni è cambiata».

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