Tute blu bergamasche, sei i tavoli aperti
Oltre 60 mila in attesa di contratto

Solo il Ccnl di Federmeccanica e Assistal coinvolge 50 mila lavoratori sul nostro territorio. Uliano (Fim): importante dare una copertura economica e normativa. Rota (Fiom): gli aumenti sono necessari.

Ben sei tavoli di negoziazione aperti, tutti riguardanti la stessa categoria di lavoratori: i metalmeccanici. Se a livello nazionale sono circa 2,3 milioni le tute blu - appartenenti a più di 218 mila aziende - in attesa del rinnovo del contratto, in Bergamasca sono oltre 60 mila. E solo 50 mila fanno riferimento al contratto di Federmeccanica e Assistal (scaduto a dicembre 2019), mentre oltre 10 mila a quello degli artigiani (scaduto a fine 2018). I numeri scendono notevolmente quando si parla del contratto di Unionmeccanica-Confapi (che scade a ottobre di quest’anno), Confimi settore industria (scaduto a maggio 2019; al tavolo ci sono solo Fim e Uilm), delle cooperative (scaduto a dicembre 2019) e degli orafi-argentieri (scaduto a giugno 2020).

E nelle delegazioni trattanti ci sono due sindacalisti bergamaschi: Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim-Cisl con delega alle Politiche contrattuali e Ccnl (segue inoltre il settore auto) e Mirco Rota dell’Ufficio sindacale della Fiom-Cgil nazionale. Ovviamente, sui rinnovi in corso pesa la situazione dell’emergenza sanitaria, come rimarcano anche Emilio Lollio, segretario generale della Uilm di Bergamo e Uliano (Fim), in riferimento al rinnovo del contratto di Federmeccanica - che è il più rappresentativo - spiega come «abbiamo impostato una piattaforma che complessivamente presenta aspetti molto importanti di miglioramento del welfare integrativo, dell’inquadramento professionale, dell’orario di lavoro e delle relazioni industriali». Una piattaforma focalizzata in particolare su «aspetti salariali e su una richiesta retributiva pari all’8% di incremento complessivo (156 euro) e, per chi non fa contrattazione aziendale, la richiesta di erogazione di un elemento economico annuale».

Già prima dello scoppio della pandemia, a novembre, quando ha preso il via il negoziato, «l’atteggiamento di Federmeccanica rispetto alla piattaforma è stato quello di prendere tempo, perché evidenziava distanze importanti», prosegue Uliano. In primis «sull’incremento salariare, proponendolo collegato all’inflazione intorno al 3,2%, pari a circa 60 euro». È indubbio che l’effetto Covid sul settore ci sia stato, dato che, puntualizza il segretario nazionale della Fim, «nel bimestre marzo-aprile 2020 si parla di una riduzione del 47% della produzione rispetto a gennaio-febbraio di quest’anno». Ma «rispetto alle difficoltà riteniamo che si debba lavorare per dare copertura contrattuale ai metalmeccanici sia in termini salariali che normativi, andando oltre la dimensione inflattiva, utilizzando anche alcune leve fiscali e di vantaggio contributivo che stiamo sollecitando a livello governativo», dice Uliano. Perché «i rinnovi dei contratti sono l’occasione per uscire in positivo da questa situazione difficile, che in autunno rischia di avere pesanti ripercussioni a livello occupazionale». Insomma «il Ccnl può individuare soluzioni anche in difesa dell’occupazione e di tenuta complessiva del settore, attuando forme di pressione per portare risorse e investimenti che il nostro Paese avrà a disposizione in uno dei comparti più trainanti dell’economia», conclude Uliano.

«Obiettivo strategico»
Mirco Rota (Fiom) non esita a definire il rinnovo dei contratti «un obiettivo strategico e fondamentale». «Senza rinnovo, infatti, non solo ci sarebbe un impoverimento economico delle retribuzioni, ma soprattutto in questa situazione particolare si rischierebbe un pesante stravolgimento delle regole e dei diritti, perché potrebbe esserci il tentativo di applicare norme non previste dai contratti, in particolare riguardo a temi delicati come l’orario di lavoro, le mansioni e anche i sistemi premianti», sottolinea Rota.

Motivo per cui «la ripresa autunnale deve servire per verificare se ci sono i presupposti per arrivare a dei rinnovi in tempi ragionevoli (in Federmeccanica dal 16 settembre al 30 ottobre sono fissati due incontri alla settimana, ndr) - evidenzia Rota - perché diversamente c’è il rischio di un peggioramento delle relazioni sindacali nostro malgrado». Emilio Lollio non siede ai tavoli nazionali, ma è il segretario generale della Uilm di Bergamo e sostiene che «i lavoratori metalmeccanici hanno l’esigenza di avere risposte concrete da un punto di vista retributivo e normativo», oltre al fatto che «questo potrebbe essere anche il punto d’inizio per far ripartire l’economia del Paese che è in sofferenza». Tenendo conto che in questo come in altri territori «l’impegno è quello di gestire le situazioni di sofferenza che in certi casi l’emergenza sanitaria ha accentuato - continua Lollio - come nel mercato dell’automotive e del petrolio».

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