Un lavoratore su 3 cura mamma e papà
In 170 mila a sostegno dei parenti malati

La punta dell’iceberg è rappresentata da «quelli della 104» – i lavoratori che godono dei benefici della legge 104/1992 – ma in realtà il fenomeno è molto più esteso e in crescita esponenziale. Si stima che un lavoratore su tre sia caregiver, cioè familiari che si prendono cura di un parente non autosufficiente.

Un esercito di persone - oltre 8 milioni di italiani - che svolgono nella pratica un doppio lavoro poiché, oltre a dedicarsi ai propri impegni professionali, devono accudire un genitore anziano colpito da malattia senile invalidante o, più semplicemente, reso inabile dalla vecchiaia oppure un figlio, o fratello o sorella, disabile.

A Bergamo sono circa 170 mila i lavoratori che devono occuparsi di un congiunto malato e non autosufficiente, sottraendo tempo al proprio lavoro, quando possibile, e alla propria vita privata. Proprio la 104, che tutela i diritti delle persone handicappate, prevede permessi di lavoro, anche di lunga durata (vedi box), per i caregiver. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Cisl, a livello nazionale e regionale, la percentuale di lavoratori dipendenti che fa richiesta di congedo in base alla legge 104 oscilla sempre attorno al 2%, mentre in provincia di Bergamo la quota è quasi dimezzata, 1,3 per cento.

Numeri molto modesti come sottolinea Mario Gatti, segretario Cisl di Bergamo: «Rimane alta la sensazione di fatica da parte del lavoratore a ottenere quanto gli spetta, o perlomeno la scarsa conoscenza di diritti e strumenti che la legislazione mette a disposizione del personale dipendente. La quota del 2%, dell’1,3% a Bergamo, è veramente indegna di un paese civile». «Evidentemente resiste - prosegue il sindacalista -, soprattutto nelle realtà più piccole, un atteggiamento negativo nei confronti dei lavoratori che avanzano questo tipo di richieste. E non sono rari, purtroppo, i casi di irregolarità segnalate agli uffici sindacali. I lavoratori, però, molto spesso hanno paura della denuncia per il timore di perdere il posto di lavoro. Invece, è bene sapere che richiedere e utilizzare permessi orari o giornalieri retribuiti, per assistere un familiare disabile o malato è un diritto di ogni lavoratore dipendente, disciplinato dalla legge».

Per quanto poco utilizzata la 104 costituisce uno strumento importante che, lentamente, cresce ogni anno: in provincia di Bergamo, le richieste di permessi e congedi erano 6.125 nel 2016 e sono aumentate a 7.170 nel 2018. A ottobre di quest’anno, le domande accolte relative ai permessi lavorativi e ai congedi straordinari, ammontavano a 6.782. Secondo l’Istat, sono prevalentemente le donne che fanno richiesta del congedo parentale o di altri permessi familiari previsti dalla legge: 1,7% contro lo 0,5% dei colleghi maschi.

Secondo i dati Inas Cisl a Bergamo le quote, invece, sono molto vicine: 51% sono le domande di 104 al femminile, 49% quelle maschili. Percentuali queste ultime che si avvicinano ai risultati di una recente indagine condotta da Jointly (società che si occupa di servizi di welfare) insieme all’Università Cattolica di Milano su un campione di 30.000 lavoratori di imprese medio-grandi. Un lavoratore su tre è caregiver, di questi il 61% sono maschi. Ma come è possibile? Non sono le donne che si fanno carico di tutto, o quasi, il peso della famiglia? Certo, questa è la realtà che conosciamo e tocchiamo con mano ogni giorno, e si adatta perfettamente alla fotografia di un Paese dove il tasso di occupazione femminile è al 42,1% (ultimo rapporto Censis) degli occupati complessivi e il tasso di attività femminile è al 56,2%.

Se poi consideriamo che il 66% dei caregiver italiani deve lasciare il lavoro per dedicarsi alle cure dei familiari non possiamo stupirci delle percentuali maschili che emergono dalle ricerche: le donne compaiono meno in quei numeri perché sono già «obbligate» a casa a curare la famiglia.

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