Vino bergamasco, il 20% ormai è biologico. Il nemico è la siccità

Vinitaly 2023. Si stanno sperimentando nuove tecniche per conservare l’acqua tra cui la «rottura« del terreno. Lo scorso anno il clima ha tagliato le quantità di prodotto.

Causa siccità, il vino bergamasco volge sempre più lo sguardo verso la sostenibilità con una maggiore attenzione a nuove tecniche di coltivazione che garantiscano il benessere della pianta. I produttori presenti alla 55a edizione di Vinitaly, che stanno godendo di un buon momento sul mercato sul fronte vendite, devono però fare i conti con la carenza di acqua, diventata ormai fenomeno cronico. La resilienza delle aziende punta a nuovi metodi di coltivazione e sta adottando contromisure in modo da sprecare meno «oro bianco» possibile e garantire il fabbisogno necessario alla crescita della vite. Archiviata la vendemmia 2022, contraddistinta da grande qualità ma anche da quantità ridotte, gli occhi sono ora puntati sul risveglio della vigna. La coltivazione sostenibile va di pari passo con la crescita del biologico, considerato che il 20% del vino orobico (sulle 7 milioni di bottiglie totali) è ormai certificato «bio». Come sottolineato anche dalla premier Giorgia Meloni, in visita ieri ai padiglioni del Vinitaly «il governo conferma l’impegno a sostegno del settore vino, che fonde tradizione con modernità».

Il presidente del Consorzio di Tutela Valcalepio, Emanuele Medolago Albani, titolare dell’omonima azienda di Trescore Balneario, fa presente che «con l’inizio della nuova stagione vitivinicola bisogna vedere cosa succede in campo. La mancanza d’acqua è un problema che ci accompagna ormai da mesi e non nascondiamo la forte preoccupazione». Il clima siccitoso è ormai una costante, come conferma Diego Locatelli Caffi dell’omonima azienda vitivinicola con sede a Chiuduno, che aggiunge come «dobbiamo mettere in campo operazioni agronomiche innovative in modo da consumare meno risorse possibili. Stiamo sperimentando nuove lavorazioni, per esempio rompendo il terreno per farlo traspirare, un metodo utilizzato nel Centro e Sud Italia, che permette di conservare la poca acqua sotto terra con le radici che beneficiano di un terreno più morbido».

La speranza di tutti per le piogge

Volenti o nolenti, i produttori orobici guardano tutti i giorni le previsioni meteo, sperando in novità positive nelle prossime settimane. «I terreni chiedono acqua e speriamo veramente che piova, in modo da apportare il giusto quantitativo per la crescita della vigna. – aggiungono Franco e Marco Plebani del Calepino di Castelli Calepio -. La produzione è influenzata dal clima, tanto che la vendemmia 2022 è di ottima qualità, con rossi eccellenti e bianchi di buona struttura, anche se purtroppo la quantità è sensibilmente ridotta».

Ci spostiamo nella zona del Moscato di Scanzo dove ha sede la società agricola Celinate. «Il 2022 si è chiuso con un’annata di grande qualità con poche malattie sulle piante, ma purtroppo abbiamo perso il 30-40% della resa e il moscato aveva persino iniziato ad appassire in vigna – conferma Alex Pezzoli -. Ora guardiamo le previsioni e speriamo che arrivi un po’ di pioggia».

Sensazioni confermate anche da Maurizio Ginami, direttore commerciale dell’azienda Tallarini di Gandosso, che sottolinea come «contro la siccità, ormai cronica, dobbiamo per forza trovare le contromisure necessarie per poter coltivare la vite evitando che si stressi troppo la pianta nei lunghi periodi senza precipitazioni. Dal punto di vista della produzione, possiamo affermare che i vini dell’annata 2022 sono di ottima qualità, proprio per il tempo asciutto che ha contraddistinto lo scorso anno, mentre abbiamo dovuto sacrificare la quantità».

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