
( foto ansa)
ITALIA. Siamo da poco rientrati da Roma, dalla città eterna, nella quale abbiamo vissuto il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani.
Siamo rientrati a casa ma volentieri saremmo rimasti là ancora un poco per respirare quel clima familiare che abbiamo condiviso tra di noi e con tutte le famiglie incrociate lungo le strade di Roma anche solo per un attimo. Erano davvero tante, provenienti da 1 31 Paesi diversi del mondo. Dallo stile familiare percepito sentiamo di essere attratti e siamo certi che faccia bene al nostro cuore e al cuore della Chiesa stessa. È la familiarità con Gesù e tra di noi che ci fa scoprire la bellezza e la profondità della nostra vita, ci fa scoprire fratelli che si aiutano e si sostengono a vicenda nelle molteplici diversità che ci contraddistinguono.
«La vita è un cammino che promette e garantisce che la speranza non delude attraverso la storia e la testimonianza di donne e uomini che sono segni tangibili di speranza»
Quando pensò al Giubileo della speranza, Papa Francesco ci invitò a Roma raggruppando in un solo incontro famiglie, bambini, nonni e anziani. In «Spes non confundit» aveva parlato al nostro cuore. «La vita è un cammino che promette e garantisce che la speranza non delude attraverso la storia e la testimonianza di donne e uomini che sono segni tangibili di speranza». Noi ci spingiamo a dire: attraverso la storia e la testimonianza di famiglie che, nell’ordinarietà e nella semplicità, profumano di speranza. Non pensiamo a famiglie perfette, quelle che chiamiamo «del mulino bianco»; ma alle nostre famiglie che, tra alti e bassi, tra tante imperfezioni e cedimenti, non smettono mai di credere che, alla fine, ne vale davvero la pena.
Non pensiamo a famiglie perfette, quelle che chiamiamo «del mulino bianco»; ma alle nostre famiglie che, tra alti e bassi, tra tante imperfezioni e cedimenti, non smettono mai di credere che, alla fine, ne vale davvero la pena
Anche il nostro Vescovo Francesco ci ha spronato a non mancare al Giubileo. Nella sua ultima Lettera Pastorale «Servire la vita, servire la speranza» ci ha chiesto di non lasciar passare invano questo momento, ma a viverlo con gioia nella certezza che davvero la vita va servita laddove accade. Il Vescovo ci ha invitato a intraprendere con fiducia il cammino spirituale del Giubileo, un cammino capace di plasmarci interiormente come «profeti, generatori e pellegrini di speranza» per rianimare nel nostro cuore e nel cuore degli altri la fiducia nella vita che accade anche e soprattutto in famiglia.
Proprio buona è stata l’accoglienza e la partecipazione. Iscriversi a un pellegrinaggio non è mai solo muoversi fisicamente con le proprie gambe o con un pullman, sotto il sole o la pioggia, ma è anche (e soprattutto) percorrere una strada che scende dritta nel profondo del cuore e ci chiede di diventare più umani, più buoni e generosi, più credenti e credibili
E allora, forti di questi autorevoli incoraggiamenti, ci siamo messi in moto e ci siamo fatti pellegrini sulle strade della speranza. Anche la pastorale diocesana della Famiglia e degli anziani ha organizzato questo pellegrinaggio proponendolo alla diocesi e alle comunità nella speranza di fare cosa buona. E così è stato. Proprio buona è stata l’accoglienza e la partecipazione. Iscriversi a un pellegrinaggio non è mai solo muoversi fisicamente con le proprie gambe o con un pullman, sotto il sole o la pioggia, ma è anche (e soprattutto) percorrere una strada che scende dritta nel profondo del cuore e ci chiede di diventare più umani, più buoni e generosi, più credenti e credibili. Anche le nostre famiglie, se non vogliono smettere di gustare la bellezza di ciò che stanno facendo e vivendo, hanno da percorrere continuamente un pellegrinaggio che le porta alle sorgenti dell’amore, alle fonti della speranza, alle origini della loro vocazione. A quegli inizi che custodiscono una scelta d’amore, un «sì» da cui è nata una storia di famiglia. Da cui nasce futuro: «Non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli» (dall’omelia di Papa Leone).
È una fiammella piccola ma tenace e luminosa; è la terza sorella capace di prendere per mano le altre due - la fede e la carità - e rianimarle qualora ce ne fosse bisogno. Lì a Roma abbiamo celebrato l’Eucarestia: si rimane sempre stupiti da un Amore meraviglioso (quello di Gesù) che, con indomabile tenacia, non smette di avvolgerci e donarci il perdono
Siamo andati a Roma. Siamo andati da Pietro e dal suo successore. Siamo andati sui luoghi dove Pietro e Paolo hanno dato la vita per Gesù, per amore. Lì, come famiglie, abbiamo confermato la nostra fede, abbiamo chiesto a Dio di non far spegnere in noi e nelle nostre case la speranza. È una fiammella piccola ma tenace e luminosa; è la terza sorella capace di prendere per mano le altre due - la fede e la carità - e rianimarle qualora ce ne fosse bisogno. Lì a Roma abbiamo celebrato l’Eucarestia: si rimane sempre stupiti da un Amore meraviglioso (quello di Gesù) che, con indomabile tenacia, non smette di avvolgerci e donarci il perdono. Vivere in famiglia il perdono e la riconciliazione è una scommessa importante: non è solo frutto di buona volontà e di bravura personale, ma può sgorgare da un cuore che lui per primo si è lasciato perdonare e riconciliare.
Ecco il nostro Giubileo in famiglia. Ecco la porta santa che abbiamo varcato. La famiglia resta il luogo in cui continuare a sentirsi preceduti dall’amore; in cui rendersi conto che c’è sempre qualcuno che, gratis, si prende cura di noi. Papa Leone ce l’ha ricordato nell’omelia: «Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta: è qualcun altro che ci ha salvato, prendendosi cura di noi, del nostro corpo come del nostro spirito. Tutti noi viviamo grazie ad una relazione, cioè ad un legame libero e liberate di umanità e di cura vicendevole». È la legge dell’amore: l’amore che riceviamo ci dona la forza di amare, di donare la vita.
Così continua e conclude Papa Leone: «In famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore. Ciò la rende un luogo privilegiato in cui incontrare Gesù che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre»
Così continua e conclude Papa Leone: «In famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore. Ciò la rende un luogo privilegiato in cui incontrare Gesù che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre». Siamo carichi di gioia. Abbiamo voglia di alleanza tra Chiesa e famiglia. Chiese che donano Gesù alle nostre case e case che donano alla Chiesa profumo di famiglia.
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