Basta stato d’emergenza, ma non è un liberi tutti: sta a noi e al buonsenso

Non è un pesce d’aprile. Da giovedì non ci sarà più lo stato d’emergenza Covid. Ma non è un liberi tutti. Il governo ha messo in atto con un decreto una vera e propria road map di allentamento delle misure di contrasto. Finisce l’obbligo di mettere la mascherina all’aperto nei luoghi affollati, sparisce il Super Green Pass, verrà isolato solo chi contrae il virus mentre chi entra in contatto con un positivo non avrà l’obbligo di osservare la quarantena. A scuola le lezioni saranno sempre in presenza indipendentemente dal numero di casi. Si riempiono a capienza completa stadi, palazzetti e funivie.

La «deregulation» anti-Covid ci accompagnerà fino alla fine di quest’anno, quando si spera saremo definitivamente liberi da ogni restrizione. La cosa può sembrare paradossale mentre le statistiche registrano un aumento del virus e della sottovariante Omicron 2, di cui al momento si sa che è più contagiosa e meno «rischiosa». Che significa? Dobbiamo stare attenti a non farci prendere dall’euforia pensando che «la guerra contro il Covid è finita». Il problema è che la percezione di noi italiani di fronte alla pandemia è cambiata. Ci sono vari fattori che portano a tutto questo, come la stanchezza dopo anni di sacrifici e restrizioni e soprattutto l’invasione russa dell’Ucraina, che ha proiettato il panico e i timori dell’opinione pubblica verso Est.

La sensazione è quella di essere usciti da un tunnel per essere entrati in un altro tunnel, addirittura nell’incubo nucleare. Proprio così, le ansie dovute ai bombardamenti, alla ripresa della Guerra Fredda nel cuore dell’Europa, alle immagini che scorrono ininterrottamente sui media, dalle tragiche notizie che ci giungono dalle città ucraine bombardate ci hanno fatto dimenticare il Covid, o quanto meno ne hanno attutito i timori, come se fosse un rumore di fondo, sempre più sopportabile. In realtà i tunnel sono rimasti due e il pericolo di contagio è ancora presente, un pericolo che può essere addirittura mortale soprattutto – anzi nella quasi totalità dei casi - per chi non è vaccinato. Insomma, è come se lo Stato dicesse: a questo punto tocca a voi cittadini non abbassare la guardia, io Stato vi tolgo a poco a poco i lacci e lacciuoli che ci difendevano dal contagio, vi libero pure da quella che l’epidemiologo Bassetti ha chiamato «buvirus», la burocrazia legata alla protezione dal patogeno (oggi si entra in un ristorante con la mascherina ma non la si usa quando ci sediamo, ma se andiamo in bagno la dobbiamo rimettere, chi organizza una riunione condominiale deve sanificare il tavolo ma poi nessuno controlla se si rispettano i distanziamenti etc).

Dobbiamo riagganciare la ripresa economica, viste anche le difficoltà sul piano energetico. Ci saranno sempre meno misure dettate dalla salute pubblica, la Ffp2 sarà un fatto sempre più personale. Sta a noi continuare a non abbassare la guardia, a mettere in pratica il nostro buonsenso, a metterci la mascherina quando intravediamo un pericolo anche all’aperto (al chiuso bisognerà aspettare il primo maggio, quando decadrà anche il Green Pass). Insomma dipende sempre più da noi proteggerci dal virus. Lo Stato ha già fatto moltissimo con le tre dosi che hanno salvato centinaia di migliaia di persone dalla morte e milioni di cittadini da sintomi più gravi. A proposito, fino al primo maggio resta l’obbligo vaccinale per gli over 50. Il consiglio è quello di proteggersi, per chi non lo ha ancora fatto, prima che sia troppo tardi, proprio quando tutto sta per finire. Sarebbe davvero una beffa amara rimanere contagiati proprio ora senza essersi vaccinati.

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