Bergamo e Brescia
Rinascere dopo il Covid

Nel giorno in cui la Lombardia si scopre di un arancione più scuro, tendente al rosso, i sindaci di Bergamo e Brescia si sforzano di immaginare un futuro roseo scommettendo sul 2023, quando le due città, insieme, saranno Capitale italiana della Cultura. Un titolo che rappresenta un’occasione di rilancio non solo culturale, avvertono Gori e Del Bono. I primi cittadini usano volutamente parole come «rinascita» e «sviluppo» per indicare un’opportunità da non lasciarsi scappare. Se da un lato fa specie sentire parlare del futuro che verrà quando ancora si combatte contro un nemico invisibile, teatri e cinema sono chiusi da un anno e i musei aprono a singhiozzo, dall’altro immaginare una ripartenza regala speranza. Il percorso parte in discesa, perché il titolo è acquisito, non c’è gara. Il Parlamento ha deciso l’assegnazione congiunta del riconoscimento alle due città lombarde più duramente colpite dalla pandemia.

Quello che ora ci viene chiesto è di essere all’altezza delle aspettative e di non sprecare un’occasione unica. Tanti i buoni propositi, ma la strada è ancora lunga, il 2023 è vicino, e c’è molto da costruire. A iniziare dal dossier che non è più di candidatura ma dovrà contenere tutto quel che serve per rilanciare l’attrattività dei territori e favorirne la ripartenza economica, come ha spiegato Stefano Baia Curioni, alla guida del team di consulenti bocconiani che avranno il compito di mettere a punto il documento.

È certo che bellezze architettoniche e naturalistiche, musei e festival internazionali, spettacoli e concerti non basteranno per costruire prospettive a lungo termine, vere occasioni di rilancio. Per svoltare ci vuole di più. Cercansi idee dalle ricadute durature. Il progetto della ciclovia della cultura pensata per unire le due città è solo l’inizio, un tracciato green alla scoperta dei tanti significati della parola cultura. Per ora solo un simbolo sulla carta. Le risorse non mancheranno, attesi 9,5 milioni da Banca Intesa e 2 dal Mibact, e altri ne arriveranno. Il problema sarà spenderle nel modo migliore possibile, ad esempio per le infrastrutture, evitando sperperi e cattedrali nel deserto.

«Crescere insieme» recita lo slogan, poco fantasioso ma programmatico, coniato per indicare la strada da seguire. Le due città e i loro territori dovranno collaborare, ricucire relazioni in passato non sempre idilliache, ascoltare e condividere, tanto per cominciare. La chiamata alle armi riguarda in prima battuta le istituzioni culturali e di alta formazione (a iniziare dalle Università, che ancora attendono di essere coinvolte) e le associazioni che si occupano di arte, cultura, volontariato, ma dovranno essere della partita anche i rappresentanti del mondo economico, del commercio, del turismo.

Una progettazione partecipata implica una grande capacità organizzativa, se si vuole passare, come è stato detto, dalla collaborazione alla co-progettazione. Le basi di partenza fanno ben sperare: la vitalità dei due territori, i valori condivisi, le tradizioni consolidate, un patrimonio tangibile e intangibile di tutto rispetto, la voglia di mettersi in gioco e di sperare in un futuro migliore. Elementi che andranno messi a sistema per arrivare preparati al 2023 e andare oltre quel traguardo, forti di un salto di qualità oggi più che mai necessario.

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