Capitale di una cultura «buona»

Attualità. Ci siamo. Da oggi, e per l’intero anno, Bergamo e Brescia condivideranno l’onore di rappresentare la cultura italiana assumendo - insieme - il titolo di «Capitale». Al singolare, come fossero un tutt’uno, e già questo, di per sé, ha la sua importanza, perché vuol dire che la rivalità tra i due campanili, tanto accesa quanto insensata, può finalmente finire in soffitta, con buona pace di chi, ancora oggi, considera il fiume Oglio un confine invalicabile.

Capitale di una cultura «buona»
None

Una condivisione, quella fra le due città, che può rappresentare un paradigma virtuoso per alimentare la coesione del Paese, nel nome di un comune destino. I dodici mesi che abbiamo davanti saranno punteggiati da spettacoli, mostre, concerti, incontri, rappresentazioni teatrali e tantissime altre cose ancora, che faranno risaltare il meglio di quanto Bergamo e Brescia custodiscono da secoli. Ma la cultura che vogliamo rappresentare deve essere anche una sorta di chiave di volta dove incardinare il riscatto comunitario (e personale) che andiamo cercando dopo la tragedia del Covid, uno strumento per far capire agli italiani da dove abbiamo preso (e appreso) quella grande forza e quell’incrollabile resilienza che, pur sotto i colpi mortali del terribile virus, non ci ha spezzato. Al contrario, ci ha resi ancor più uniti, rinsaldando il legame con le nostre radici, che affondano nella cultura del sapere, del fare, del saper fare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA