Caso Puglia: battere il Pd, la priorità di Conte

ITALIA. Giuseppe Conte ha scelto la scena pugliese per imporsi al centro dell’opposizione e costringere il Pd ad inseguirlo.

Ieri il leader del M5S ha fatto dimettere la sua assessora nella Giunta regionale guidata da Michele Emiliano, di conseguenza è uscito dalla maggioranza, e ha proclamato che è ora di fare piazza pulita della corruzione che, stando alle inchieste, sembra impazzare da quelle parti. La decisione è arrivata subito dopo la nuova ondata di arresti che ha coinvolto soprattutto gli esponenti del Pd (in tre, alla Regione, si sono dimessi o sono usciti). Il blitz contiano è solo il secondo tempo della rappresentazione messa in scena la scorsa settimana quando il M5S ha scelto di disdettare le elezioni primarie indette per decidere chi sarà il candidato sindaco del centrosinistra che dovrà prendere il posto di Antonio Decaro, il democratico che si trova in mezzo ad una verifica del Viminale che potrebbe culminare con la richiesta di scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune, e questo dopo che la «sua» Bari era diventata un simbolo dell’antimafia. Al trauma subìto da Decaro per mano del ministro dell’Interno Piantedosi che gli ha spedito la commissione in municipio, si è aggiunto lo schiaffo di Conte che ha fatto ritirare il suo candidato dalle primarie.

Incurante delle critiche della segretaria Schlein, presa di sorpresa, che lo accusava di favorire il centrodestra nella conquista di un Comune da anni governato dalla sinistra, Conte è andato avanti per la sua strada e ha puntato alla Regione: all’arrivo del nuovo tifone giudiziario è uscito dalla Giunta. Ma non si è fermato qui: dopo una conferenza stampa dai toni battaglieri, è andato da Emiliano per presentargli un protocollo di legalità da attuare, sembra di capire, mediante l’azzeramento della Giunta e una «nuova fase». Nella quale, come si capisce, il M5S dovrebbe avere ben altro ruolo e ben altro peso, molto superiore a quello oggi rappresentato dall’assessora al Welfare che è stata fatta dimettere dal suo leader. Se Emiliano scende a patti con Conte e se a Bari il Pd brancola nel buio, il M5S diventerà davvero il «punto di riferimento fortissimo per i progressisti italiani» secondo la famosa frase di Nicola Zingaretti che tanto gli è stata rinfacciata e di cui probabilmente l’ex segretario del Pd si è abbondantemente pentito. E non ci stupirebbe se, insieme a una consistente presenza negli assessorati regionali, Conte non finisca per pretendere che sia uno del M5S a candidarsi a sindaco di Bari. Sarebbe come il «modello Todde» della Sardegna: lì la coalizione si fece alla condizione che a guidarla fosse una grillina e i democratici dovettero fare buon visto a cattivo gioco. E siccome il gioco è andato bene, diversamente che in Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Conte potrebbe ripeterlo. Non è forse ciò che vuole l’avvocato del popolo? Come dice l’ex capogruppo dem al Senato Luigi Zanda, ciò per cui lavora Conte è battere il Pd, superarlo nelle urne, assumere la leadership del centrosinistra e candidarsi come possibile premier alternativo alla destra. Un gioco che potrebbe riuscirgli.

Per il momento la reazione della segretaria Elly Schlein alla manovra corsara del suo alleato-concorrente sembra costantemente di rimessa con uno smacco personale: la battaglia moralizzatrice in Puglia la sta facendo più Conte che lei che pure ieri sera ha diffuso un comunicato stampa in cui rende noto di essere «fortemente irritata» per lo stato delle cose dalle parti di Bari e dintorni e chiede un deciso cambio di passo a tutti nel partito, a cominciare da Emiliano, uno dei cacicchi che lei avrebbe voluto eliminare al pari di De Luca in Campania. Ma non è detto che Emiliano non abbia già trovato un accordo tutto suo proprio con Giuseppe Conte. Lo sapremo presto.

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