C’è il rischio stagflazione le riforme sono urgenti

L’orrore provocato dalla guerra russa al popolo ucraino, oltre alla devastante tragedia umanitaria generata, ha contribuito anche a rendere ancora più evidenti i segnali di una pesantissima crisi economica in atto che si sta diffondendo nel mondo occidentale assumendo i connotati di una «stagflazione».

Si tratta dell’insolita convivenza, che contraddice i dettami dell’economia, di una stagnazione economica accompagnata da crescenti livelli di inflazione. Stime recenti dell’Ocse confermano la diffusa presenza di questo fenomeno che rischia di vedere cancellato l’1,4 del Pil dell’Eurozona e l’1,2 del Pil del nostro Paese, nel quale sono sempre maggiori i settori in difficoltà a causa dei riflessi derivanti dalle sanzioni economiche decise dall’Europa nei confronti della Russia. Su famiglie e imprese si scaricano pesanti aumenti dell’energia, dovuti anche a fenomeni speculativi, mentre per alcuni comparti, in particolare per quello agricolo che importa il 30% di grano tenero dall’Ucraina, si aggiunge la carenza di una materia prima necessaria per le varie produzioni.

Negli Stati Uniti, in particolare, si sta manifestando un fenomeno finanziario che solitamente prelude alla recessione economica, rappresentato dal rendimento dei Titoli di Stato a breve (due anni) che stanno per raggiungere e potrebbero sorpassare i tassi dei Titoli a lungo termine (10 anni). Mario Draghi ha in più occasioni ribadito per l’Italia la necessità di portare avanti senza indugi il programma previsto dal Pnrr. Ha anche auspicato che un ulteriore piano, finanziato con euro bond, possa essere realizzato per interventi a sostegno dell’economia di tutti i Paesi europei danneggiati dagli eventi bellici. Su questa proposta si è già manifestato un chiaro dissenso da parte dei cosiddetti Paesi del nord, contrari a ulteriori ricorsi al debito europeo. Da Spagna, Germania e soprattutto dalla Francia sono invece pervenute significative aperture in tale direzione.

Per quanto ci riguarda più direttamente, nonostante l’impegno del nostro premier non poche difficoltà emergono per dare corso a una pronta ed efficace azione riformatrice prevista dal Pnrr. Il successo di questo Piano, infatti, dipende non solo da una corretta progettazione e realizzazione degli interventi ma, in maniera cruciale, da un ampio spettro di riforme strutturali fondamentali affinché le risorse pubbliche stanziate possano produrre rapidamente opere, beni e servizi, incontrando il minor numero possibile di barriere normative, amministrative e burocratiche.

Il Pnrr include tre tipologie di riforme: quella della Pubblica amministrazione, per migliorare efficienza e competitività; un programma di semplificazione normativa e burocratica e un piano per la riforma della concorrenza per abbattere le barriere agli investimenti pubblici; interventi considerati di «accompagnamento» alla realizzazione del Piano rappresentati dalla razionalizzazione e dall’equità del sistema fiscale e dall’estensione e dal potenziamento del sistema di ammortizzatori sociali. Al momento, solo il ministero della Transizione ecologica si presenta in linea con quanto previsto dal Piano. Per i dossier di competenza degli altri ministeri, nei vari Consigli dei ministri si rinnovano gli inviti da parte di Draghi ad accelerare gli adempimenti. Differenti posizioni, e conseguenti gravi ritardi, emergono soprattutto per la realizzazione di riforme come quelle della Pubblica amministrazione, della concorrenza e del fisco. Su questi aspetti i contrasti tra le varie forze politiche che sostengono il governo emergono sempre più nette e frequenti in occasione delle discussioni in sede parlamentare dei vari decreti attuativi, ponendo a rischio la stessa stabilità dell’esecutivo.

Da ultimo, alcune decisioni assunte all’unanimità in Consiglio dei Ministri in merito alla guerra in corso hanno dato luogo in Parlamento a distinguo da parte di autorevoli esponenti del governo, contribuendo a determinare un clima complessivo poco rassicurante e instabile, in queste ore delicatissime quanto mai inopportuno.

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