Coesione sociale
i prefetti necessari

Alla fine dell’800 un senatore del Regno, Luigi Zini, definì i prefetti defensores civitatis. Di questa antica figura di alto funzionario dello Stato si è discusso nei giorni scorsi a Bergamo, a proposito del libro («Un prefetto a Bergamo»), scritto a quattro mani dal prefetto Cono Federico, che ha ricoperto l’incarico nelle nostra provincia dal 2001 al 2007, e da Franco Cattaneo, editorialista de L’Eco. Dal dibattito è emersa una domanda di fondo, formulata in senso indiretto anche dal sindaco. Giorgio Gori: nel sistema istituzionale italiano – nel quale si è andato progressivamente affermando il criterio del decentramento di funzioni agli enti territoriali - quale può essere il ruolo del prefetto? O, secondo alcuni, ha ancora senso una tale figura nell’ordinamento del nostro Stato?

Gli insegnamenti della storia offrono una risposta sola: quanto più le amministrazioni territoriali, che sono le più vicine ai cittadini, sono chiamate a svolgere compiti complessi, tanto più diventa indispensabile un elemento di raccordo tra Stato e territori. Per coniugare diversità e unità: lo Stato come sistema unitario, le comunità locali con la loro autonomia.

Pur in contesti storici e modelli istituzionali profondamente diversi il prefetto è, e deve sentirsi in ogni circostanza, un funzionario al servizio dei cittadini e delle istituzioni. Nessun funzionario – più del prefetto - ha incarnato (e incarna) nel nostro ordinamento le istituzioni pubbliche. Egli rappresenta – nella sua accezione più ampia - lo Stato, non soltanto per ciò che, nel variare delle congiunture politico-istituzionali, sanciscono le norme, bensì perché tale identificazione è radicata nella pubblica opinione e nella stessa auto-percezione dei funzionari. Identità e stile di servizio hanno fatto dei prefetti la «rete delle reti» dell’organizzazione amministrativa italiana per tutto l’arco della storia unitaria.

Le società dell’intero pianeta sono alle prese con lo scarto drammatico tra economia globalizzata e ordinamenti giuridici. Ciò ha fatto saltare, in maniera irreversibile, i paradigmi sui quali gli Stati definivano i principi e le regole interne ai singoli ordinamenti, nonché i rapporti tra essi e non si può non rilevare come le istituzioni vivano, in modi diversi a seconda dei casi, una fase di grande incertezza. Tanto gli Stati, quanto gli ordinamenti sovrastatuali sono in evidente affanno ed hanno la stringente esigenza di assestamenti su basi più avanzate e solide, che permettano di ricomporre gli squilibri, riducendo lo scarto tra dinamiche socio-economiche e garanzie dei diritti dei cittadini. Negli Stati democratici i governi sono alle prese con una molteplicità di fattori di crisi: hanno l’obbligo di affrontare – in una situazione geopolitica estremamente mobile e frammentata – processi di enorme complessità originati da trasformazioni epocali (come le migrazioni) o da azioni di attacco diretto ai sistemi democratici.

In tale scenario le strategie dei governi devono partire dalla riflessione sui criteri di azione delle istituzioni pubbliche, i quali mutano in ragione della necessità di rispondere in maniera soddisfacente non soltanto alla garanzia dell’ordine e della sicurezza, bensì alle richieste di efficacia degli interventi tesi al benessere dei cittadini. Non è difficile rilevare che l’azione dei prefetti si colloca in gran parte dei crocevia sopra richiamati. In primo luogo nella funzione di garanzia delle libertà civili e dei diritti. Gli elementi distintivi sono il carattere politico-amministrativo dei compiti esercitati; il ruolo essenziale di garante della legalità; la capacità di mediare nei casi di conflitto sociale; il ruolo di catalizzatore nelle situazioni di crisi. Questi caratteri distintivi si traducono in precisi schemi di comportamento: la fedeltà alle istituzioni nel rispetto delle leggi, la vocazione a cercare il dialogo per garantire la coesione sociale. Il rispetto delle istituzioni e dei cittadini come «religione civile» sono il connotato simbolico che meglio definisce il prefetto, il quale viene visto (e dimostra di essere) l’indispensabile «sponda» sia per colloquiare con il centro, sia per risolvere problemi di ambito locale.

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