
L'Editoriale
Domenica 28 Settembre 2025
Corsa all’oro inesauribile? Cosa insegna la storia
ITALIA. Cosa c’è dietro la corsa dell’oro, che pare davvero inarrestabile? È tornato ad essere il bene rifugio per eccellenza che ha accompagnato la storia antica e moderna dell’uomo? È ancora il momento di comperarlo dopo questa forte rivalutazione, magari per salvaguardare i risparmi per le prossime generazioni? Dato che non conosciamo il futuro, proviamo a guardare cosa insegna la storia.
Il prezzo di un’oncia di «vil metallo giallo», definizione di Edgard Allan Poe, è aumentato vertiginosamente nell’ultimo mezzo secolo. Nel 1976 era di soli 175 dollari contro il circa 3.700 di oggi. Negli ultimi vent’anni ha registrato un incremento medio annuo capitalizzato del 10,7%, superiore all’investimento azionario sui mercati globali (circa il 6%) e ai titoli obbligazionari (intorno al 2%). Ma questo progresso non è continuo né uniforme, alterna periodi di forte crescita ad altri di stasi o addirittura di calo. Fra il dicembre del 1972 e il marzo del 1974 il prezzo dell’oro è raddoppiato; fra il settembre del 1976 e settembre del 1980 è salito del 60%. Però dal gennaio del 1975 all’agosto del 1976 è crollato del 30% e fra il settembre del 2011 e il dicembre del 2015 è diminuito del 12%. Ci sono stati anche i tempi del lento declino, come per esempio quello dal 1982 al 2000 in cui si è registrata una diminuzione media del 2%. Intanto il valore delle azioni aumentava del 17% all’anno, ma non cercate un legame, magari inverso, fra oro e azioni: nel lungo periodo la correlazione è praticamente nulla. Dunque, è difficile estrapolare leggi valide in ogni tempo per interpretare l’andamento del prezzo del metallo giallo.
Negli ultimi vent’anni l’oro ha registrato un incremento medio annuo capitalizzato del 10,7%, superiore all’investimento azionario sui mercati globali (circa il 6%) e ai titoli obbligazionari (intorno al 2%)
Che cosa sta spingendo la corsa a cui assistiamo oggi, e che prosegue intensamente dal 2022? La forza più potente di questo movimento è data dagli ingenti acquisti delle banche centrali di tutto il mondo. Durante il periodo dei tassi negativi, l’espansione monetaria avveniva con l’acquisto di titoli di debito, anche privati. Ciò ha deteriorato la composizione dei loro attivi di bilancio, che è di fatto la garanzia della moneta che emettono, il cosiddetto «tallone aureo». Cambiato l’orientamento della politica monetaria, le banche centrali hanno iniziato a rafforzare la loro base di riserve metalliche. A questo si è aggiunta una dapprima larvata e poi manifesta presa di distanze dal dollaro, reputato non più così solido da costituire il pilastro dell’ordine monetario mondiale.
In conclusione: l’oro è un buon investimento per il futuro? Intanto dobbiamo considerarlo per quello che è: non un investimento in senso stretto, perché è un’attività statica, non offre un rendimento periodico
Ma non solo le banche centrali comperano oro. L’incertezza del quadro geopolitico induce molti investitori istituzionali e privati a mettere in portafoglio qualcosa di solido, un’attività che, nei millenni, è sempre stata apprezzata soprattutto nei momenti di crisi. Qualcuno si orienta verso le crypto valute, ma alla base c’è lo stesso intento. A questo si aggiunge il disordine del commercio mondiale che potrebbe conseguire alla politica daziaria americana che, insieme alla fragilità del quadro economico complessivo, riduce l’appetibilità del dollaro che quindi viene sostituito con più oro. È significativo che in questo periodo anche altri metalli preziosi abbiano ripreso a correre: l’argento è aumentato del 33% nell’ultimo anno e oggi è al massimo storico.
In conclusione: l’oro è un buon investimento per il futuro? Intanto dobbiamo considerarlo per quello che è: non un investimento in senso stretto, perché è un’attività statica, non offre un rendimento periodico. Semmai si può vedere come una cassaforte, un modo per preservare (sperabilmente) il potere d’acquisto nel tempo. Ma la storia ci ammonisce che questo tipo di valori ha andamenti ciclici, che possono essere prolungati e con escursioni anche molto pronunciate. Come sempre, la saggezza è nella misura.
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