Dal cieco ai malati
Cronache di naufragi
Secondo la vulgata, i migranti che sbarcano sulle coste italiane sono giovani in carne («palestrati» nel gergo ricorrente sui social) e addirittura muniti di telefonino. Non sarebbero quindi persone bisognose d’aiuto. Ma non basta uno scatto fotografico o un’immagine televisiva per definire un fenomeno complesso e variegato. Vanno lette invece le cronache dei giornali. Certamente ci sono giovani in salute e con lo smartphone, «tarocco» cinese acquistabile nei mercati africani con pochi soldi, soprattutto se usato. Ma c’è molto altro.
Nei giorni scorsi è stato diffuso un video drammatico della Guardia costiera italiana: riprendeva l’azione di salvataggio di 170 migranti. Erano su un barcone di 10 metri partito dalla Libia e ribaltatosi a un miglio da Lampedusa. Si vedono lanci di salvagenti ai naufraghi ma soprattutto la nuotata veloce di un soccorritore, Salvatore, 20 anni, in un mare in burrasca e gelido. Aveva sentito un vagito e si era diretto verso quel pianto: così ha salvato Faven, come ha ricostruito «Avvenire», una bimba eritrea che compie un anno questa settimana. Era nelle braccia del padre, in affanno perché ancora privo di salvagente.
LA COMUNITÀ
DE L'ECO DI BERGAMO
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