
(Foto di amsa)
Esteri. A Brasilia, c’è stata la replica quasi perfetta dell’assalto di due anni prima a Washington, ed è la prima volta che accadono due eventi così simili in due grandi Paesi liberi. È molto grave, ma non basta scandalizzarsi solo accademicamente sulle istituzioni violate.
C’è anche qualcosa che ci riguarda, come media e opinione pubblica. In democrazia vale la regola della critica, da difendere sempre, ma c’è anche la regola dei limiti da rispettare: no alla violenza, è il minimo, ma sì al riconoscimento della reciproca legittimità di posizioni diverse, e alla necessità di misurare sempre il consenso. C’è solo un’eccezione, senza la quale nella storia non ci sarebbero state le rivoluzioni, e cioè la ribellione ad una situazione insopportabile. Ma è questo il caso di Capitol Hill e di Brasilia? Certamente no, ma accanto a facinorosi strumentalizzati, c’è stata sicuramente in quella folla una frazione in buona fede che voleva denunciare proprio l’insopportabilità di un sopruso. Se ti martellano in testa l’idea che il voto è stato falsificato, ti ribelli. Allo stesso modo, veniamo a noi, se l’opinione pubblica è raggiunta solo da messaggi negativi sui comportamenti personali dei politici, vien meno la fiducia e di nuovo ti ribelli. Sta qui il successo del populismo, che esiste da quando è nata la politica. Platone, ben 2500 anni fa, denunciava la demagogia come degenerazione della democrazia.
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