
L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 06 Giugno 2025
Due madri «alla pari» e l’assenza del padre
ITALIA. La Corte Costituzionale ha giustamente richiamato all’assunzione di piena responsabilità di adulti nei confronti di chi va tutelato sempre, in quanto soggetto più debole, ma è andata oltre attribuendo uno status genitoriale a una figura terza.
La Corte Costituzionale ha stabilito a riguardo della procreazione medicalmente assistita che la madre biologica e la madre «intenzionale» (quella che non ha fornito l’ovulo per la fecondazione) abbiano la stessa responsabilità genitoriale nei confronti del figlio. Il motivo è che tale responsabilità viene dall’aver assunto un impegno comune nel momento in cui le due donne hanno deciso di ricorrere alla procreazione assistita. Avere due madri «alla pari» - secondo la Corte - garantirebbe meglio i diritti del figlio. Ha invece detto che una donna single non può accedere alla procreazione assistita perché vorrebbe dire privare il figlio della figura paterna (sentenza 68 e 69/2025).
Maggiore stabilità
Il filo logico dei pronunciamenti parte dalla miglior tutela del minore, anche se nato all’estero da fecondazione eterologa, poiché in Italia una coppia dello stesso sesso non può accedere a tale tecnica (legge 40/2007). Non c’è dubbio che ogni bambino debba poter avere le stesse garanzie di accudimento, di crescita e di educazione da parte dello Stato. I figli sono tutti uguali, sia quelli nati in coppie sposate, conviventi o omoaffettive. Per cui richiamare anche la seconda madre a mantenere l’impegno assunto dovrebbe garantire maggiore stabilità affettiva al piccolo. Questo scopo però è stato raggiunto introducendo una nuova figura genitoriale, quella di madre «intenzionale». Finora la madre poteva essere quella naturale o adottiva. In questo modo essa entra pienamente nella vita del minore e ne condiziona l’intera esistenza: può decidere l’indirizzo educativo del figlio, prendere decisioni in ambito di salute, ha diritto di visita in caso di separazione. E il figlio un giorno avrà doveri, anche di sostegno economico, verso questo «genitore».
Alcune domande
Viene da chiedersi: giusto equiparare madre gestazionale a madre intenzionale? Si può diventare madre o padre solo con l’intenzione senza un apporto fisico? È sufficiente un contratto per crescere un figlio o serve un legame effettivo? Inoltre un domani perché non chiedere anche al figlio di confermare la sua intenzione di rimanere figlio di due madri? Queste domande rimandano alla questione fondamentale, di cosa sia meglio per un bambino. Perché in questo modo si sta legittimando l’assenza del padre. Sappiamo come avere due genitori biologici, un padre e una madre, permette di sapere della propria origine e questo rafforza il senso di identità dei figli. Inoltre avere come riferimenti una figura maschile e femminile favorisce lo sviluppo sessuale in tutte le sue componenti relazionali. È vero che è molto importante il clima affettivo all’interno della coppia, ma è altrettanto vero che il ruolo dei genitori non è riducibile agli aspetti emotivi, il legame di filiazione include anche altre dimensioni legate alla nostra carne. Chi può decidere che conta di più l’affetto del corpo?
Era meglio lasciare distinti i ruoli: quello genitoriale, vero e proprio, da quello affettivo
La Corte ha giustamente richiamato all’assunzione di piena responsabilità di adulti nei confronti di chi va tutelato sempre, in quanto soggetto più debole, ma è andata oltre attribuendo uno status genitoriale a una figura terza. Con l’intenzione di aggiungere diritti al bambino attribuisce diritti anche a chi vuole essere madre o padre senza generare. Quando dal semplice desiderio di avere un figlio non ne viene un diritto. Era meglio lasciare distinti i ruoli: quello genitoriale, vero e proprio, da quello affettivo. L’obiettivo della Corte di attribuire più diritti patrimoniali al bambino si poteva raggiungere con una sentenza «monito», invitando il Parlamento a intervenire per questi casi specifici. L’interesse primario del bambino rimane quello di essere incluso in un progetto genitoriale che comprenda una mamma e un papà.
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