
L'Editoriale / Bergamo Città
Sabato 24 Agosto 2019
G7, formula con le rughe
ma le sfide non mancano
Sul G7 che si apre nelle prossime ore eserciterà molta influenza la location, cioè Biarritz in Francia. L’orgoglio transalpino e l’ambizione del padrone di casa Emmanuel Macron, che si sente leader dell’Europa unita, contribuiranno a restituire al summit una parte del vecchio splendore. Ma sarà difficile nascondere le rughe e le difficoltà di un’istituzione che sembra allontanarsi, lentamente ma inesorabilmente, dalla dura e concreta realtà internazionale. Intanto, arriveranno a Biarritz una Angela Merkel a fine corsa, il premier italiano Conte col suo destino incerto, il premier inglese Boris Johnson portatore di una Brexit «cattiva» e per di più esordiente al G7, il presidente Trump che non cessa di picconare i vecchi alleati e il polacco Donald Tusk che, come presidente del Consiglio d’Europa, sta per cedere la sedia a Ursula von der Leyen. Non è colpa di nessuno ma la macedonia dei leader non pare benissimo assortita.

Non si tratta solo di questo, ovviamente. È proprio la formula di questo incontro tra nazioni che pare ormai inadeguata rispetto alle grandi sfide internazionali. Fino al 1976 era una G6, poi entrò il Canada e fu G7. Nel 1997 fu ammessa la Russia e si arrivò al G8. Dal 2014, a causa della crisi ucraina, si è tornati alla formula a sette (fuori la Russia), ovvero alla vecchia idea del club delle potenze economiche occidentali (ma sarebbe meglio dire: potenze economiche a democrazia liberale), idea che appunto ormai batte in testa. Si può presumere di dare una regolata ai problemi globali senza Cina, Russia, India, Turchia o Arabia Saudita, che democrazie liberali non sono ma pesano assai? Senza una rappresentanza dell’Africa e dell’America Latina?
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