Gli Stati generali
la minoranza sta a casa

Tanto per cominciare, l’opposizione non ci sarà. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno deciso di comune accordo di non partecipare agli Stati generali dell’economia convocati dal presidente del Consiglio Conte per il fine settimana. I tre leader, che hanno altro per la testa a cominciare dalle candidature alle regionali, hanno risposto all’invito di Palazzo Chigi (arrivato per semplice messaggino) dicendo che «parteciperanno solo ad eventi istituzionali». Tradotto: la kermesse di Villa Pamphili – la splendida sede di rappresentanza del governo italiano a suo tempo voluta da Bettino Craxi - è una passerella, un convegno adatto alle pubbliche relazioni, un evento mediatico, insomma tante cose insieme tranne che un appuntamento appunto di confronto tra le forze politiche. Per il quale , dicono i tre del centrodestra, c’è già una sede istituzionale apposita che si chiama Parlamento e che ormai vive di sola luce riflessa del governo.

Per ironia della sorte, questa è (era) la stessa opinione fino a poche ore fa anche del Pd che ha saputo dai telegiornali dell’iniziativa di Conte, che non è stato consultato preventivamente, e che considera la cosa un’occasione costruita solo per potenziare al massimo la figura del presidente del Consiglio come unico, vero dominus della crisi pandemica. Insomma pura immagine, marketing, comunicazione, in una parola: una perdita di tempo. E non solo erano irritatissimi Nicola Zingaretti e Dario Franceschini, ma soprattutto Roberto Gualtieri che, essendo il ministro dell’Economia, si sarebbe aspettato un (logico) coinvolgimento da parte di Conte. E invece niente. Ma il Pd se ne è fatto una ragione, ha rinunciato a provocare una rottura tanto clamorosa quanto dannosa per l’Italia agli occhi della Ue che ci deve mandare un pacco di miliardi, e ha fatto buon viso a cattivo gioco rassegnandosi a passare una decina di giorni intorno a quei tavoli.

E dunque la cosa si farà: a porte chiuse, con frugalità francescana (solo caffè e acqua minerale, niente catering sotto i soffitti affrescati che impreziosirono i principeschi pranzi di Berlusconi dei bei tempi) e con i tecnici messi al posto loro: all’angolo. Il dottor Vittorio Colao ancora ieri sera era indeciso se partecipare o meno al dibattito, essendogli stato riservato un ruolo laterale nonostante che la task force sia stata a suo tempo incaricata dal governo di mettere nero su bianco proprio un piano di rilancio dell’economia post Covid, esattamente il tema delle conversazioni della Palazzina dell’Algardi.

No, sarà Conte a dirigere il tutto, dando e togliendo la parola, introducendo e concludendo, interloquendo con le autorità europee che parteciperanno via streaming (David Sassoli e Ursula Von der Leyen da Bruxelles, Christine Lagarde da Francoforte) e con le parti sociali: la Confindustria dell’inflessibile Carlo Bonomi («La politica fa più danni del virus) e i metalmeccanici alle prese con le crisi industriali impantanate da mesi - dall’Ilva all’Alitalia, dalla Società Autostrade agli stabilimenti lasciati vuoti dalle multinazionali – e con gli operai inferociti anche con loro oltre che con il governo che ancora non riesce a mandare i soldi della cassa integrazione a tutti quelli per i quali è stata richiesta.

C’è da chiedersi se il clamore delle piazze, il disagio delle fabbriche e delle case dove è sparito lo stipendio di mamma e papà, l’incertezza di giovani che perdono anche i quattro soldi dei contratti a giornata, riuscirà a penetrare gli spessi muri della villa dei principi Doria Pamphili detta «del Buon Respiro», costruita per deliziare gli ospiti nei giorni della calura romana. Una curiosità: Craxi a Villa Pamphili riuscì ad andare una volta sola: il governo cadde qualche mese dopo la fine dei restauri.

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