I 37 miliardi del Mes sparigliano i partiti
Berlusconi in soccorso

Ormai è chiaro che il negoziato europeo per il Recovery Fund andrà per le lunghe: bisognerà trovare un compromesso con i Paesi cosiddetti «frugali» che si oppongono alle risorse a fondo perduto da destinare a chi è stato più colpito dal Covid, cioè l’Italia e la Spagna. Austria, Olanda, Finlandia puntano ad aumentare i prestiti (condizionati) e a diminuire se non azzerare i sussidi. Quindi ci vorranno pazienza, soprattutto da parte di Angela Merkel e Emmanuel Macron che dovranno convincere i riluttanti, e tutto il tempo che servirà. Se si aggiunge che mettere in piedi il Fondo e renderlo operativo implicherà altro tempo, si capisce che i soldi qui da noi non arriveranno prima della prossima primavera, forse addirittura più in là.

Troppo tardi. Soprattutto per quelle imprese che stanno in bilico tra riapertura e fallimento e quelle famiglie che hanno ormai il problema della spesa quotidiana. I provvedimenti varati dal Governo (tutti a debito, è bene sempre ricordarlo) tardano ad arrivare a terra anche se per esempio l’Inps ieri ha fatto sapere di aver quasi completato la distribuzione dei 600 euro per gli autonomi: ma non sono certo quelle le misure che risolvono una situazione di sofferenza economica. Non sarà un caso che il ministro del Tesoro Gualtieri continui a premere sulle banche perché non mettano troppi ostacoli ai prestiti garantiti dallo Stato.

Ecco dunque che diventa essenziale prendere subito i soldi del Mes (Meccanismo di stabilità, il vecchio Fondo salva-Stati), cioè circa 37 miliardi a tasso zero e qualcosa e con piani di rientro a lungo termine. Spendere quei soldi per rimettere in piedi la sanità pubblica e riparare indirettamente i guasti della pandemia, significa immettere una cifra consistente nel tessuto economico con un risultato visibile in poco tempo.

Insomma, quei miliardi ci servono, non costano niente e soprattutto arrivano subito. Il problema è che sul Mes il governo è spaccato. I grillini non ne vogliono sentir parlare, il Pd invece non solo è favorevole ma comincia a perdere la pazienza per il temporeggiamento di Conte che aspetta di avere un accordo sul Recovery Fund (luglio o settembre?) prima di cominciare a discutere di Mes. Zingaretti l’altro giorno ha detto che le risorse del Salva Stati sono «fondamentali». L’impressione è che anche Di Maio alla fine si sia convinto che la pregiudiziale verso il Mes sia ormai infondata e che per il movimento Cinque Stelle questa sia soprattutto una battaglia per tenere il punto, per ribadire la propria identità, per non spaccarsi insomma. Ma anche Di Maio ha i suoi problemi: convincere per esempio il suo amico-rivale Alessandro Di Battista che si è messo a cavalcare il radicalismo grillino probabilmente in vista della battaglia sulla guida del movimento.

In ogni caso, da questa impasse il Governo dovrà uscire presto perché sarà pressato da forze sociali ed economiche e dalle piazze che potrebbero moltiplicarsi, e con esse la rabbia degli incapienti, come si è visto nell’ultimo fine settimana in cui anche il centrodestra è stato sorpreso dalla quantità di gente accorsa a quello che doveva essere un flash-mob silenzioso contro la politica economica di Conte e Gualtieri.

Ma a proposito di opposizione, c’è da considerare che ormai è palese la divaricazione con Forza Italia: Berlusconi è intenzionato ad appoggiare la richiesta italiana del Mes e si è messo a disposizione per un «dialogo» con Palazzo Chigi che viceversa Salvini e Meloni considerano inutile. Questa presenza di Berlusconi potrebbe rivelarsi importante nelle prossime settimane quando molti nodi verranno al pettine.

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