Il controllo dei Conti, l’autonomia necessaria

ITALIA. La cosiddetta riforma della Corte dei Conti è sbagliata dal punto di vista del metodo e nei suoi contenuti.

Partiamo dal merito. La legge approvata due giorni orsono non è affatto una riforma, ma un’accozzaglia di norme tese a ridimensionare o addirittura a cancellare funzioni e ruolo dell’organo di controllo sulla legittimità della spesa pubblica. Ancora una volta - così come per altre modifiche normative pomposamente dichiarate strumenti di innovazione e cambiamento - la maggioranza governativa ha proceduto a testa bassa, senza nessun confronto con le altre forze politiche e senza nessuna considerazione delle ragioni di un’istituzione che è sempre stata un pilastro, nell’ordinamento giuridico italiano, delle funzioni di controllo sulla spesa pubblica.

La storia

La Corte dei Conti fu istituita all’esordio dell’unificazione nazionale (14 agosto 1862) con il compito di preservare le casse dello Stato dal mancato rispetto delle leggi. Tale funzione veniva garantita dal controllo contabile di legittimità sia in fase preventiva, sia in quella successiva. Il ruolo della Corte è stato pienamente conservato e rafforzato dall’articolo 100 della Costituzione repubblicana, nel quale si afferma che «la Corte dei Conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato». La funzione di controllo è dunque l’asse portante dell’attività di un organo di livello costituzionale, dotato di piena autonomia nello svolgimento dei compiti previsti dall’ordinamento. A ciò si aggiungono le funzioni di giudice nelle materie di contabilità pubblica. Un insieme di compiti che non va scompaginato.

Sessant’anni fa Arturo Carlo Jemolo scriveva che il controllo di legittimità da parte della Corte dei Conti «non equivale(va) a controllo puramente formalistico», ma riguardava anche «le ragioni sostanziali dei provvedimenti di spesa» da parte del Governo e delle amministrazioni pubbliche. Opinione che coglieva in pieno il ruolo centrale della Corte. La legge approvata dal governo taglia le unghie - è stato detto a ragione - all’azione della Corte dei Conti, rendendone potenzialmente inefficace l’attività di controllo sulla spesa pubblica.

La questione di metodo è ancora più gravida di difetti e di pericoli sul piano dell’equilibrio istituzionale. L’attuale Governo si muove come un elefante in un negozio di cristalli. Le proposte si incrociano e si integrano. Il modello di premierato diventa un obiettivo astutamente preceduto dalla legge sulla magistratura, tesa ad assoggettare il pubblico ministero agli indirizzi di governo sulle priorità dell’obbligo dell’iniziativa penale prevista dall’articolo 112 della Costituzione. A seguire una probabile messa in cantiere di una legge elettorale tutta da modificare. Il castello delle «riforme» si colora ogni giorno di stravaganti proposte e, nel frattempo, i problemi del Paese (non della Nazione) sono tutti da risolvere.

In questo contesto è facile rilevare che l’attuale Governo procede con una preoccupante convinzione: chi ha la maggioranza dei voti popolari deve poter operare senza vincoli

Al potere esecutivo, cui compete l’azione di governo, deve corrispondere il ruolo attivo del Parlamento, nonché il compito della magistratura. L’insieme di questi poteri deve operare nel rispetto della legalità, perché soltanto questa garantisce la loro legittimità

Il rischio è nella successione di «strappi» provocati - negli ambiti più importanti dell’attività pubblica - dai partiti politici di maggioranza, forti del vantaggio numerico in Parlamento. In questo contesto è facile rilevare che l’attuale Governo procede con una preoccupante convinzione: chi ha la maggioranza dei voti popolari deve poter operare senza vincoli. Chi li crea viene considerato un disturbatore. Convinzione di estrema pericolosità, poiché finisce per ledere il principio cardine delle democrazie: il bilanciamento dei poteri. Al potere esecutivo, cui compete l’azione di governo, deve corrispondere il ruolo attivo del Parlamento, nonché il compito della magistratura. L’insieme di questi poteri deve operare nel rispetto della legalità, perché soltanto questa garantisce la loro legittimità. L’attuale panorama, in realtà, è denso di incognite. Il maggiore rispetto delle prerogative dei poteri costituzionali è l’essenza di ogni sistema democratico.

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