Il sostegno alle nascite
un bene grande

Dicono che il bene non fa notizia, che «il romanzo è nel male» e dunque ogni buona nuova attira poco o punto l’attenzione di un lettore. A noi invece le buone notizie piace leggerle e anche pubblicarle e così ve ne spariamo 150 in un colpo solo: tanti sono i bambini nati nel 2019 che hanno ricevuto un sostegno dal Centro aiuto alla vita di Bergamo. A conti fatti, aggiungendo questi 150 nuovi arrivati, dal suo anno di fondazione, che è il 1980, il Cav orobico ha visto dare alla luce ben 4.870 creature che non avrebbero dovuto nascere. Certo, come spiega la presidente Anna Rava Daini, c’è un trend negativo di bimbi venuti alla luce grazie al sostegno del Centro, ma questo si deve al drammatico calo demografico di questi anni e non certo al fatto che meno donne hanno bisogno di aiuto.

Era il 1975 quando a Firenze sorgeva il primo Cav, da cui doveva nascere, 5 anni più tardi, sempre in riva all’Arno, il Movimento per la vita, di cui è stato per tanti anni presidente e instancabile animatore Carlo Casini. Nato anche per dare seguito all’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, si proponeva di sostenere le gravidanze difficili e inattese. Sei anni dopo fronteggiò la marea che doveva aprirsi con il referendum sull’aborto del 1981. Nell’intenzione (spesso pelosa) dei suoi fautori doveva «ridurre il danno» e invece semplicemente facilitò l’interruzione di gravidanza, poiché la parte «costruens», quella dei consultori, fu pochissimo incentivata dallo Stato. I Cav ebbero certamente un ruolo sussidiario, grazie alla volontà, alla forza e alla determinazione di migliaia e migliaia di volontari, in gran parte donne, dediti a sostenere, psicologicamente ed economicamente quelle madri tentate di interrompere la gravidanza. Dal 1975 ad oggi sono nati 200 mila bambini. E nessuna mamma, nessuna, ha mai rimpianto la scelta di far nascere il bimbo che aspettava.

Le donne che si rivolgono al Cav sono spinte soprattutto da problemi economici, mancanza di lavoro, o da una difficile situazione abitativa. Colpisce il fatto che la maggior parte siano di origine straniera (91,7 per cento). I Cav provvedono al «nécessaire» di ogni puerpera, dai buoni alimentari, ai lettini, alle carrozzine e ai pannolini. Ma possono contribuire alla nascita di una nuova vita attraverso il Progetto Gemma, nato nel 1994, un servizio di adozione a distanza di madri in gravidanza in difficoltà, tentate per motivi solitamente economici di non accogliere il proprio bambino.

Nel 2019 le adozioni sono state 32, di cui 16 nuove. Ma da dove arrivano i fondi? Da donatori privati, associazioni, benefattori che vogliono mantenere il loro anonimato, che a Bergamo non mancano di certo. Ma anche dall’8 per mille erogato dalla Caritas diocesana.

Da qui una considerazione solo apparentemente fuori luogo. In questi giorni assistiamo a un bombardamento mediatico sul cattivo uso o addirittura sulla presunta distorsione delle finanze vaticane. Si utilizzano le solite categorie di «sistema», di «rete di connessioni e connivenza» ecc., per riproporre un grande classico, quasi un genere gotico: il cattivo uso delle finanze vaticane. Tutto questo ha certamente una conseguenza, non so quanto voluta e cercata in malafede: quello di fare di tutta l’erba un fascio e di gettare ombra sugli aiuti alla Chiesa. L’esempio dei Cav e della Caritas diocesana, con i suoi risultati che parlano di vita nascente, ci fa capire quale sia la vera destinazione degli aiuti: le opere di bene, le opere di misericordia. Post scriptum: si chiama Progetto Gemma, perché ogni nascituro è una gemma dentro il grembo materno. Mille di questi giorni, mille di questi bambini, mille di queste gemme meravigliose, cari volontari e animatori del Cav!

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