Ingerenze francesi, Meloni prova
a smarcarsi

Questa volta i nostri cugini francesi hanno fatto arrabbiare proprio tutti. La giovane e rampante ministra Elisabeth Borne ha detto che la Francia «vigilerà» sul rispetto dei diritti in Italia, evidentemente - a suo giudizio -messi in discussione dalla destra che ha vinto le elezioni. Giorgia Meloni è scattata come una furia e ha chiesto le scuse ufficiali di Macron per l’ingerenza.

Quello che per qualche ora è sembrato perlopiù uno scontro politico tra fazioni europee diverse e avversarie, però, è diventato qualcosa di più con un brusco intervento del nostro presidente Mattarella: «L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori europei», ha detto ad Alba. Come è noto il Capo dello Stato quando deve usare le maniere decise non esita, sia pure sempre con eleganza istituzionale e personale. A mettere una pezza alla gaffe della sua ministra ha dovuto così pensare Macron in persona che ha ripetuto il suo rispetto per gli italiani, la volontà di collaborazione con qualunque governo, ecc. Anche l’ufficio stampa della ministra si è dovuto profondere in precisazioni un po’ goffe («Il pensiero della Borne eccessivamente semplificato»). Non è la prima volta che i francesi si allargano un po’ sugli equilibri interni in Italia, probabilmente timorosi che da Roma possa partire un contagio capace di aiutare la loro Le Pen a sfondare il muro come ha fatto Giorgia Meloni. Ogni volta che succede si apre una questione che viene diplomaticamente chiusa, questa volta addirittura con l’intervento dei due presidenti della Repubblica.

La questione però, al fondo rimane. L’Europa guarda a ciò che sta succedendo in Italia con molta preoccupazione. Anche se Mario Draghi la declassa a «curiosità» per poter anche lui dare una mano a distendere gli animi, è un fatto che gli avvertimenti, più indiretti e meno irritanti di quelli dei francesi, sono arrivati a varie riprese prima (von der Leyen) e dopo. E non solo dall’Europa: quella battuta forse un po’ elettoralistica scappata a Biden («Avete visto come è andata a finire in Italia, non siate troppo certi di essere al riparo qui da noi dalla destra…») dimostra che l’inquietudine c’è anche laddove la Meloni ritiene di aver curato meglio i rapporti. In fondo è la prima volta in cui una destra «sovranista» scarsamente coperta e garantita da un centro moderato (come invece accadeva ai tempi di Berlusconi che si trascinava dietro un’An minoritaria e una Lega a dimensione regionale) riesce a prendere il potere in uno dei più grandi e importanti Paesi dell’Occidente, che non solo è strategico per mille aspetti, ma è anche pieno di debiti con gli investitori esteri (come ci ricordano con tempismo inquietante le agenzie di rating). E siccome siamo nei tempi di ferro delle guerre guerreggiate e dei rischi atomici, lo schieramento di un Paese in un modo o in un altro è sempre fonte di grande agitazione.

Ecco perché ieri Meloni, oltre a chiedere le scuse dei francesi, si è affrettata a ripetere che «la politica estera dell’Italia non cambia». Del resto lei ha buon gioco a ricordare che sull’Ucraina Fratelli d’Italia già quando era all’opposizione appoggiava la linea di Draghi, e dunque continuerà sulla stessa strada. Però i dubbi rimangono: è difficile cancellare i rapporti con il premier ungherese Orban, oggi l’unico filo russo della Ue, o con l’estrema destra franchista di Vox in Spagna, ecc. Scorie che la Meloni ha tutto l’interesse a far dimenticare anche se sa che, a spingere troppo sul pedale istituzionale, rischia di perdersi per strada una parte dell’elettorato che l’ha votata.

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