La famiglia diventi paradiso fiscale

ITALIA. I risultati del sondaggio commissionato dal «Sole 24 Ore» e pubblicato nel giorno dell’Immacolata relativo al perché non si fanno più figli in Europa, ha messo in evidenza aspetti davvero molto interessanti.

Il confronto è svolto per Italia, Germania, Francia e Spagna a cui si è aggiunto il Regno Unito. Interpellati sono i giovani fra i 18 e i 35 anni. Tutte queste nazioni sperimentano da tempo tassi di fertilità inferiori alla soglia di equilibrio pari a 2,1 figli per donna. In particolare, l’Italia è a 1,18, la Germania a 1,35, la Francia a 1,62, la Spagna a 1,1 e il Regno Unito a 1,41: tutti ampiamente sotto la soglia di pareggio, con Spagna e Italia in situazione davvero critica. Non servono le parole sprezzanti di Elon Musk per capire che il nostro continente ha dentro di sé le ragioni del suo declino.

Non servono le parole sprezzanti di Elon Musk per capire che il nostro continente ha dentro di sé le ragioni del suo declino.

Il sondaggio, al di là dei numeri sopra richiamati, evidenzia come il nostro Paese si differenzi da tutti gli altri, Spagna inclusa. Gli italiani intervistati, infatti, ritengono, con percentuali assai più elevate degli altri europei, inadeguate le politiche per la famiglia (58% di risposte), un contesto lavorativo che non aiuta (79%), e il fattore economico come il più rilevante (57%). Non è difficile scorgere la coerenza di queste risposte con il trend in atto che vede l’Italia chiudere il 2025 con un numero di nati inferiore al già minimo storico del 2024, pari a 370mila unità, e con i tassi di occupazione femminile tra i più bassi in Europa.

Il sistema di welfare in seria difficoltà

In aggiunta a tutte le discussioni che possiamo avviare, dobbiamo essere consapevoli che il nostro welfare, anche a causa del concomitante invecchiamento della popolazione, non sarà in grado di sopportare questa situazione nel medio lungo termine. Se è vero che la diminuzione della forza lavoro sarà controbilanciata da una maggiore automazione con l’arrivo degli umanoidi e della guida autonoma, i servizi alla persona ne soffriranno con un impatto diretto sui nostri conti pubblici. Come già sottolineato su questo giornale, qualunque programma di sola austerità si rivelerà insufficiente se non affiancato da un percorso di crescita economica. Dobbiamo, in altri termini, tentare di arrestare la caduta della natalità e invertire prima possibile la deriva. La voce dei giovani che emerge dal sondaggio è chiara e reclama lavoro e stipendi: non piccoli correttivi, ma una cura choc su un orizzonte di almeno 5 anni, come quello del Pnrr che si sta per concludere.

La transizione demografica nel Pnrr

Ecco, forse abbiamo bisogno di un nuovo Pnrr orientato alla transizione demografica dell’Europa e non più, come il precedente, alla green e digital transition ormai avviate. Stiamo parlando di un investimento non marginale in cui, in primo luogo, sono la leva fiscale e contributiva a farla da padroni. Partendo dalla situazione attuale, dobbiamo immaginare

Parlo di risparmio fiscale e contributivo, non di bonus, perché senza lavoro non c’è crescita e i soli sussidi portano alla bancarotta.

che il primo nato porti un risparmio fiscale e contributivo dell’X% rispetto ai livelli attuali, il secondo del 2X% e il terzo del 3X%. Parlo di risparmio fiscale e contributivo, non di bonus, perché senza lavoro non c’è crescita e i soli sussidi portano alla bancarotta. Le cifre sono importanti: se a partire dal prossimo anno aggiungessimo alla situazione attuale 500 euro mensili di detrazioni per ogni nuovo nato spenderemmo, con 400mila nascituri, 2,4 miliardi di euro nel 2026, 4,8 nel 2027 e così via fino a raggiungere un investimento a regime (la maggiore età dei nuovi nati) intorno ai 40 miliardi di euro all’anno, meno del 2% del Pil attuale. Il ritorno in termini di crescita sarebbe evidente, perché è molto probabile che lo sconto fiscale si trasformi in consumi: vi sarebbe un incentivo al lavoro, anche part time, perché a questo punto meno tassato, e all’emersione dell’evasione perché non più conveniente. Le coperture si possono trovare in un mix di efficienza della spesa e maggiore crescita. E se anche vi fosse una componente fiscale iniziale, si tratterebbe di un intervento per uno scopo esistenziale.

La posta in gioco

Di fronte alla posta in gioco - davvero esistenziale - occorre il coraggio delle scelte. Spendiamo troppo tempo a parlare degli incentivi fiscali ai ricchi che vengono a Milano, o dei pensionati che migrano in Portogallo, Spagna, Marocco e Tunisia per valorizzare il loro reddito. Il paradiso fiscale che dobbiamo desiderare, vista la situazione, è quello per la famiglia e per i nuovi nati.

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