La Germania non è solida e nasconde il deficit

EUROPA. In Germania il debito nel 2022 è di 2.368 miliardi di euro, quello italiano è di 2.765 miliardi. A queste cifre ufficiali la Corte dei Conti tedesca ha obiettato che vi sono delle poste di debito che non figurano nel bilancio federale.

Si tratta dei cosiddetti «Sondervermögen», ovvero 29 fondi speciali per circa 869 miliardi. Da questa cifra circa 522 miliardi andrebbero accollati ai bilanci federali. La questione ha una rilevanza politica prima ancora che contabile. La Germania è il Paese che si è speso di più in Europa per imporre restrizioni finanziarie e indicare nell’austerità lo strumento per sanare l’eccesso di debito. La necessità di non rendere così immediate le voci di spesa nasce dall’imbarazzo del governo nel dover ricorrere a spese in deficit. L’opinione pubblica tedesca senza distinzione di colore politico è costitutivamente contraria all’indebitamento, lo considera una sorta di colpa, come la stessa parola tedesca, «Schuld», dice. Questa la ragione per la quale nel recente passatole nazioni del Sud Europa erano sul banco degli accusati.

La stabilità e la sicurezza di un bilancio in attivo erano fino ad ieri il marchio di fabbrica di un’economia solida che si pensava eterna nel tempo finché il carattere tedesco l’avesse sostenuta. Il carattere è forse restato ma la situazione economica è mutata anche per la solida Germania. E forse in termini più drastici che nelle altre nazioni europee. La parola chiave è gas. Da quando è stato bloccato l’oleodotto sottomarino North Stream 1 e poi fatto saltare da mani ignote nel Mar Baltico, il prezzo del gas è schizzato alle stelle ed ha fatto saltare i conti dell’ industria tedesca che sul basso prezzo della materia prima proveniente dalla Russia aveva fondato il suo successo industriale nel ventennio del nuovo secolo. L’allora cancelliere tedesco Schröder, socialdemocratico, aveva coniato la parola d’ordine: siamo i migliori costruttori d’auto del mondo.

E su questi allori si sono cullati tutti i governi che gli sono succeduti. Ieri si è aperta a Monaco di Baviera la fiera dell’ automobile IIA all’insegna della mobilità sostenibile ma i marchi tedeschi hanno dovuto cedere la scena ai produttori cinesi e all’americana Tesla. Le vendite anche in Germania vanno in quella direzione e l’umore dei produttori tedeschi è nero. Non che manchino le capacità tecniche, il problema sono i tempi mentre la concorrenza americana e cinese programmava il futuro elettrico a Stoccarda, Wolfsburg e Ingolstadt si fissavano sul diesel al punto da truccarlo come l’autorità americana di controllo scoprì con scandalo di tutto il mondo. Da allora le sorti sono declinate e anche la politica tedesca diffida. Il cancelliere Scholz non sostiene la proposta di calmierare il prezzo dell’energia per rendere competitive le aziende tedesche. Ed è segno di un cambiamento perché la Spd come partito dei lavoratori ha sempre sostenuto l’industria nazionale. Adesso il governo esorta i produttori ad articolare strumenti per l’autoriduzione del consumo di energia.

Ciò non toglie che le spese per il governo crescano. Solo per le spese sociali il bilancio è di 1.200 miliardi di euro, con un aumento di 22 miliardi rispetto allo scorso anno. Ai quali vanno aggiunti 2,5 miliardi per l’assistenza all’infanzia. Erano previsti in verità 12 miliardi da parte della ministra della Famiglia del partito verde. Ma erano troppi. E le prospettive sono di una decurtazione di investimenti in settori strategici, vedi per esempio la digitalizzazione, la scuola e la sanità. Un tema caldo perché ieri in Parlamento durante la discussione di bilancio si è alzato un deputato ed ha denunciato: perché 100 miliardi per le armi e poco per l’infanzia? La risposta: anche i 100 miliardi previsti per il rafforzamento dell’esercito tedesco sono un «Sondervermögen».

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